sabato 27 gennaio 2007

Lavoro/tempo/denaro.


Una bella equazione, non c'è che dire.
Qualche mese fa, nel mio ultimo periodo in ONYX, a pranzo con una mia collega che chiameremo Silvia X seduti ad una tavola calda di Fiano Romano, parlavamo - nemmeno ricordo perchè - di lavoro, di esperienza professionale e di denaro relazionandoli tra loro. Il mio contratto da "consulente esterno" mi faceva guadagnare un bel po' più di lei, ma di fatto in quel momento la sua qualifica era da "grafica" mentre la mia da "art director" dell'azienda. Quindi va da sè che il RUOLO che si ricopre determina il volume economico del proprio ingaggio.

Dopodichè lei prese ad esempio un nostro altro collega che chiameremo Raimondo X: anche Raimondo - come me - risultava essere "consulente esterno", e il suo ruolo era addirittura più importante del mio, nel senso che lui è uno stilista di grande esperienza, e in quel momento aveva in mano TUTTA la creatività, la direzione e la supervisione delle diverse linee, sia le collezioni stagionali che il pronto moda. Tenendo conto che la ONYX è prima di tutto un'azienda di abbigliamento, è logico che il lavoro degli stilisti sia - oltre che fondamentale - primario rispetto a quello dei grafici, addirittura a quello di chi si occupa di comunicazione e pubblicità... che nell'abbigliamento vengono sempre DOPO il prodotto. Chiaro.

Insomma: ad ogni modo Silvia (forse con un po' d'invidia di fondo?) mi faceva notare che Raimondo guadagnava più di me, anche essendo arrivato dopo.
Detta così non potevo darle torto: da un punto di vista assoluto, io prendevo tipo 2.000 euro al mese (è solo una cifra presa ad esempio, perchè credetemi erano di più) e Raimondo 3.000 al mese (credetemi, erano di più anche i suoi!). Ma diciamo che il rapporto tra me e lui poteva essere questo, OK?

Bene. Questo - ripeto - in senso assoluto. Di puro e semplice fatturato.
Io però, nel risponderle, le facevo notare una cosa (che probabilmente alla fine l'ha fatta anche "rosicare" di più!!!).
Raimondo lavorava in quell'ufficio tutti i santi giorni dalla mattina alla sera, dalla nove del mattino alle sette/otto di sera. Diciamo indicativamente 22 giorni lavorativi al mese per nove/dieci ore ciascuno.
Io invece andavo in ufficio un giorno si e uno no, arrivando con tutta calma verso le 11 e mezza, staccando più o meno quando staccavano loro, che bisognava comunque chiudere tutto, mettere gli allarmi, etc. etc. In pratica, a sommi capi, ero fisicamente in ONYX tipo 11 giorni al mese, lavorando circa 7 ore al giorno.
Ora, messa così: in realtà... chi guadagnava di più dei due?

Poco tempo dopo ho lasciato la ONYX. Ma il mio "andazzo" (inteso come modo di lavorare) è rimasto lo stesso. Solo che lo faccio per altri.
Ho comunque lasciato un posto (ed un RUOLO, soprattutto) da quasi 60mila euro annui che - alla faccia di chi scrive cose come "il Piccoli sputa nel piatto in cui mangia, ma non è disposto a fare la dieta" (sul forum di Comicus, dove poi in seguito affrontavo lo stesso concetto) - vorrei proprio vedere chi avrebbe il fegato di lasciare, se penso a certi "colleghi" fumettari che come trovano un posto da "redattore interno" in una casa editrice guai a scollarli da quella poltroncina, dal loro "lavoro fisso" con lo stipendio sicuro a fine mese!!!

Ma tornando a bomba, proprio di cose analoghe scrivevo un giorno (in tono scherzoso) sull'ex forum dell'amico Rrobe:
"Parliamo di progetti? Uhm... il MIO progetto: vivere il più sereno possibile, viaggiare in lungo e in largo su questo mondo per vederne il più possibile, godere di ogni mia passione, avere un sacco di tempo libero per me"...
"Per attuare il mio progetto possono essere fumetti, può essere grafica, possono essere articoli... non mi importa, davvero... so fare un sacco di cose... nemmeno conta se le faccia bene o male, troverò sempre qualcuno disposto a pagarmi per come le so fare... quindi l'importante è farmi pagare il più possibile per il minor lavoro possibile, sennò non avrei il "tempo libero", no? Il punto è che "il mio progetto" NON è il lavoro. Cazzo, sarebbe tristissimo"...


E in effetti - anche se so bene che potrebbe risultare FASTIDIOSO sentire cose come queste, a taluni - faccio forse male a dedicare una decina di giorni al massimo al "lavoro" fatturandolo il più possibile? E faccio male a tenermi il resto del MIO mese per cazzeggiare, per andare a zonzo, disegnare le mie cose, viaggiare, stare con gli amici, dedicarmi alle mie fisse tipo un botto di film, giornali, libri o fumetti che siano?
In fin dei conti, ho sempre sostenuto (facendo SCELTE sempre indirizzate a questo fine, anche rischiose) che non conta quanto si guadagna o addirittura quanto "si potrebbe guadagnare" con quelle stesse cifre moltiplicate per tutti i giorni lavorativi del mese... no... è la QUALITA' della nostra vita che conta.
E per quanto mi riguarda, sceglierò sempre lei per prima.

lunedì 22 gennaio 2007

Brian Wood & Becky Cloonan: "Demo" (Double Shot/Bottero Edizioni).


Marie fugge via da casa e dalle pillole, trattenendo un potere devastante più forte di lei. Emmy è meglio che taccia, perchè ogni sua parola può rivelarsi fatale per chi la ascolta. Samantha e Sean, fratellastri, non muoiono mai. James è forte, inarrestabile, ma ha cattive compagnie che vogliono solo servirsi della sua capacità. Kate può mostrarsi con l'aspetto che vuole, temendo però di apparire come è realmente. Ken deve controllare il suo odio, altrimenti rischia di trasformarlo fisicamente in morte. John è un soldato con una mira troppo perfetta, ma si trova a combattere un guerra che non ha scelto. Jess si è sucidata, ma vive ancora un giorno attraverso un nastro megnetico, perchè Nick ne ha bisogno. Angie e Gabe si lasciano, amandosi ancora. Thomas crede nelle parole di una ragazza sconosciuta, crede in un dono che nasconde solo menzogne. Bradley, Jill e Jace hanno firmato un patto che verrà tradito da due di essi, per crescere. Due ragazzi senza nome si amano nella loro ultima notte insieme, poeticamente, e si ameranno per sempre.

"Demo" è tutto questo e anche di più. E' un gioiello.
Brian Wood - lo stesso del "DMZ" disegnato dal "nostro" Riccardo Burchielli (che le leggende dicono essere stato il vero gancio con lo stesso Wood per questa edizione italiana) - scrive dodici episodi autoconclusivi, dodici storie delicate, amare e taglienti. Tristi, ma allo stesso tempo molto romantiche.
Partendo dall'idea di scrivere storie di "adolescenti con superpoteri" (per la Marvel?), amplia e oltrepassa questo stesso concetto, adottando un stile narrativo a più livelli, attraverso l'uso di un'introspezione difficilmente codificabile per una major, giocando abilmente con personaggi e testi, per SUGGERIRE i loro poteri, senza mostrarli mai. Capitolo dopo capitolo, è evidente che si libera anche della necessità di legarsi ai singoli poteri, e la prosa diventa sempre più astratta, fino a diventare vera e propria poesia - nel finale - con "Mon dernier joùr avèc toi".

Dal canto suo, Becky Cloonan (da poco anche lei in scuderia Vertigo, con la serie "American Virgin" su testi di Steven T. Seagle) illustra in maniera impeccabile ogni singola situazione, adattando il suo segno alle specifiche caratteristiche dei protagonisti, delle atmosfere o delle semplici suggestioni: il suo disegno - in base ai capitoli - spazia dal bianco/nero un po' sporco tipico dell'underground statunitense (arrivando anche all'esplicito uso delle fotocopie per rendere una New York notturna illuminata da locali e insegne pubblicitarie al neon) al manga più sfacciato, con abbondante uso di retini e occhioni sgranati!

Davvero grandi complimenti a Lorenzo Corti e Alessio D'Uva - titolari della Double Shot (che risulta come costola della Bottero Edizioni) - sia per la scelta acuta di questo titolo che per l'OTTIMA edizione italiana, tanto in in termini di traduzione e lettering quanto in quelli di cura editoriale e qualità di stampa.

venerdì 19 gennaio 2007

Pensieri notturni...


Io rimango un po’ perplesso.
Leggo, poi ci penso, e rimango un po’ perplesso.
In effetti mi capita spesso di rimanere un po’ perplesso.

Negli ultimi giorni - in questo caso – mi è capitato di leggere delle cose scritte da due persone che stimo molto (e a cui voglio anche bene, su) ma che mi hanno fatto riflettere parecchio. In maniera strana, non lo nego.
Non si tratta di semplice “destra” o “sinistra”, non si tratta insomma di veri e propri schieramenti, direi più che altro di sensazioni.

Uno dei due scrive: “Sono un fascista zen… non ci posso fare un cazzo, ho solo ho potuto prenderne atto... fatelo anche voi.
Un giorno guardando i filosofi che preferisco, i miei scrittori e registi preferiti e i fumettari anche, ho capito una cosa che è il dolore di mia madre: non sono di sinistra”…

E l’altro, dal canto suo: “Le elezioni e poi tutto il resto mi hanno portato a diventare in breve tempo dirigente di Partito… ho anche fatto la tessera dei Democratici di Sinistra, sono nella Segreteria e nel principale gruppo di maggioranza del partito di maggioranza del mio Comune. Ho potere decisionale”…

Ora, io posso anche capire tutti. E tutti i loro motivi.
Eppure c’è qualcosa che non mi convince nelle parole di entrambi.
Io praticamente da sempre, sin da pischello – dalla rappresentanza d’istituto al liceo artistico, al movimento studentesco all’Accademia di Belle Arti, fino alla frequentazione attiva dei centri sociali (in primis il C.S.O.A. Ricomincio Dal Faro, al Trullo) – ho sempre avuto molto chiara la mia appartenenza politica, e quasi sempre i miei fumetti hanno rispecchiato piuttosto fedelmente – ed esplicitamente - le mie ideologie. Ma ne ho sempre fatto una questione di VALORI, qualcosa di decisamente più “umanistico” che partitico.

Se essere “di sinistra” significa credere in cose come l’equità e la solidarietà (ma anche l’onestà?), allora si: sono di sinistra. Ma allora esattamente come potrei sostenere di essere cristiano, dato che Cristo professava gli stessi valori.
Valori che, per inciso, oggi come oggi – nel nostra attuale società – trovo molto riduttivo riassumere con termini come “assistenzialismo”, perché parlo di DIRITTO, di qualcosa che dovrebbe semplicemente essere alla base di uno stato CIVILE che dichiara di essere tale, e cioè diritto all’istruzione, alla sanità e all’anzianità, ma anche diritto alla casa e al lavoro. Valori di pura e semplice umanità.
Non solo: valori che andrebbero affermati nel quotidiano con le nostre SCELTE, in qualsiasi campo (nella famiglia, nella scuola, nel lavoro, nel condominio, etc.); valori che non dovrebbero essere affermati solo da chi ci governa e ci amministra, da chi prende le decisioni, da chi vara le leggi, da chi stabilisce regole statuti o finanziarie, cioè da camere consigli regioni province comuni e municipi. Ma da noi stessi, con le nostre singole scelte, nella correttezza etica e morale della nostra professione, nel rispetto della legalità, nel tempo e nello spazio che diamo agli altri, nell’abnegazione per un bene comune. Tutti i giorni, anche nelle cose più piccole.
Allora questo si che sarebbe schierarsi.
Ogni singola scelta diviene anche una singola azione politica.

Non ho quindi bisogno di una “tessera” per credere in questi valori, perché nella stragrande maggioranza dei casi le persone al cui Partito dovrei aderire NON CREDONO in questi miei stessi valori, non li rappresentano.
Probabilmente li hanno persi per strada, li hanno dimenticati.
Non sei più in grado di rappresentare una persona che guadagna 1.200 euro al mese se tu ne guadagni 17.000 + rimborsi spese: l’hai dimenticata, non puoi più capire la sua vita, ti sei distaccato piano piano dalla realtà, senza nemmeno accorgertene!

Giocoforza, ogni quattro anni mi sforzo per dar loro il mio voto, ma semplicemente come scelta che un tempo avrei definito “antifascista” (oggi no, perché il pericolo è molto più subdolo, è mediatico); di certo – detto questo - dentro mi rimangono comunque delle pulsioni faziose, assai chiare, e comunque sia non riuscirei MAI a mettere nella stessa frase il mio nome con la parola fascista (anche se stilisticamente l’ho appena fatto), nemmeno con accezioni “zen”… ma d’altro canto che il primo dei due fosse un po’ fascio l’ho sempre saputo, perché io nemmeno per denaro avrei disegnato le avventure a fumetti della mascotte della Fiamma Tricolore!!! ;)

Scherzi a parte, credo che il concetto di antifascismo mi sia stato insegnato innanzi tutto dalla famiglia, poi dalla mia formazione giovanile che - anno dopo anno, con passione – si è trasformata in consapevolezza e limpido retaggio culturale. Anche grazie all’esperienza del centro sociale, è ovvio.
È per questo che mi hanno sempre infastidito i giudizi (leggi: i pregiudizi) dati ai centri sociali e al loro modello, spesso basati solo sugli atteggiamenti di chi li frequenta, sui loro (discutibili) modi di fare e di porsi… ma comunque dati da qualcuno che in realtà non li ha mai vissuti da dentro – se non per assistere a qualche concerto – vuoi per inadeguatezza, vuoi per imbarazzo, vuoi per disagio.
Giudizi dati solo perché “a pelle” quei ragazzi sono DIVERSI da te. Non guardano i telefilm che guardi tu. Non leggono i libri che leggi tu. Non amano i film, la musica, i videogames o i fumetti che ami tu. E magari – incrociandoli – ti senti giudicato con lo stesso parametro con cui tu stai giudicando loro, ma è un viaggio solo tuo.
Chissà, magari tanta incomprensione nasce solo da cose tutto sommato “piccole” come queste. Chissà.
Ma rimane il fatto che i miei scrittori, registi e fumettari preferiti SONO di sinistra, guarda un po’… strano, eh?

Però – accidenti - non volevo uscire dal seminato.
Ho bisogno di continuare a riflettere su queste mie perplessità.
Ognuno di noi è libero di credere negli ideali che vuole, e di intraprendere la strada che preferisce (coerentemente ai propri ideali) facendo le scelte che più riterrà necessario per il loro raggiungimento.
Può anche darsi che le convinzioni dell’uno o dell’altro, alla luce dei fatti, si dimostrino migliori delle mie, siano – che so? - più pure, o addirittura più concrete. Magari su ‘sta cosa ci torneremo pure sopra.
Nel frattempo basta che l’altro la smetta di ripetermi “ho potere decisionale”!!!

mercoledì 17 gennaio 2007

about "Scarface" part II - la Universal risponde


Ehi raga, mi è arrivata la risposta su "Scarface" da Studio Universal!!!
Copio e incollo la loro mail:

• "Caro Stefano, grazie per la tua segnalazione che non è stata l'unica. Per dovere di correttezza ti diciamo come è andata.
In passato avevamo una versione del film con i giusti doppiatori ma mancante di alcune scene (quindi non versione integrale). Abbiamo fatto richiesta alla Universal negli USA della versione integrale e ci è arrivata quella mandata in onda, cioè doppiata negli Stati Uniti probabilmente per il mercato americano. Ci riteniamo ovviamente responsabili della messa in onda di questa versione ma speriamo di risolvere il problema grazie ad una nuova versione senza tagli e con il doppiaggio originale di Amendola & Co. che utilizzeremo già per la replica di giovedì sera in seconda serata. Speriamo di riuscire a farci perdonare dal nostro pubblico al quale non abbiamo mai nascosto i nostri errori. Grazie e a presto!
Un saluto da Studio Universal. La TV del cinema da chi fa cinema".


Insomma, non ci ero andato molto lontano quando ho scritto che sembrava "una versione per un pubblico italo-americano", no?
Beh, quantomeno mi sono tolto 'sto dubbio amletico. E continuo - sorridente - a pensare che scrivere alla gente (in modo educato, beninteso) da' sempre dei risultai... perchè io sono uno di quelli che scrive sempre a tutti...
ma magari ne riparliamo presto...

martedì 16 gennaio 2007

Dj Shadow: "The Outsider" (Universal).


A 5 anni di distanza dal suo precedente album, torna l'Ombra con il suo terzo lavoro in studio. Si, SOLO il terzo.
Forse un po' preoccupato per la tiepida accoglienza dello scorso "The Private Press" (e certamente ancora vittima di se stesso e del peso del memorabile esordio del suo "Endtroducing"*** del 1996) Josh Davis sforna un disco pieno di rap, là dove fino ad ora aveva lasciato spazio al suono puro. Sia chiaro: non c'è solo rap in "The Ousider", c'è tanto altro, ma resta il fatto che rispetto ai precedenti album si è assaliti da un mare di rime!!! In un momento in cui negli Usa sembra il solo modo per vendere, prendiamo comunque atto che Shadow lo fa alla sua maniera, evitando la banalità di featuring modaioli come 50 Cent, Jay-Z o Eminem, ma chiamando intorno a sè gli amici/mc's della Bay Area o leoni della vecchia scuola come Q-Tip (A Tribe Called Quest). Questo tanto per mettere a tacere chi ancora non lo ritiene un vero artista hip hop.
*** Da notare che la Universal ha da poco ripubblicato "Endtroducing" nella sua collana DeLuxe Edition, solitamente riservata alla ristampa di album fondamentali di leggende come Marvin Gaye o Bob Marley.

Ed in effetti Shadow è hip hop e oltre. Dopo la potente intro, "This Time" ci scaraventa giù in strada con Foxy Brown e Shaft, con un pezzo soul molto seventies' che sembra uscito dalla colonna sonora di un film blaxploitation, anche se con con gli archi della London Session Orchestra! "Superfly" rules again!!!
Dalla seconda alla decima traccia è tutto rap, pezzo dopo pezzo, una cascata di liriche che incalzano una dopo l'altra (con le voci di Keak Da Sneak, Turf Talk, Nump, David Banner, Phonte Coleman) salvo che per l'interludio di "Broken Levee Blues", con una netta decelerazione blueseggiante, in un suggestivo brano strumentale di sola chitarra elettrica (che suggerisce la decadenza post-catastrofe di New Orleans) e subito a ruota con l'improvvisa accelerazione delle batterie impazzite di "Artifact".

Ma è dall'undicesima traccia che ritroviamo il Dj Shadow cupo e a suo modo psichedelico, quello che campiona tutto il campionabile, quello che sperimenta e a volte esagera (come con i suoni tra il medioevale e l'orientaleggiante in "Triplicate/Something Happened That Day"), quello dai beats sporchi e metallici, delle atmosfere inquietanti, a tratti persino duro da digerire.
Nella ricerca perfetta della forma-canzone (anche se - attenzione! - sempre con metodo produttivo da dj hip hop: piatti & campionatore) coinvolge Chris James dei Coldplay in ben due pezzi - "Erase you" e la bella e insolitamente solare "You made it" - a anche la splendida voce di Christina Carter nella malinconica/claustrofobica "What have I done".

Chiude un altra bella dose di rap: "Enuff" è un gran bel pezzo party ideale per i breakers, molto old school sia nelle batterie che nella metrica degli mc's, non a caso Q-Tip e Lateef The Truth Speaker, già con Shadow nel progetto Quannum, nella Solesides Crew e in molte cose dei Blackalicious. La traccia finale è un remix di "3 Freaks".

Le ruote d'acciaio per Shadow sono uno strumento: "The Ousider" è ricco, eclettico, estremamente musicale, sempre spiazzante.
Anche se - ahimè! - sono lontani i tempi di "Midnight in a perfect world"...

lunedì 15 gennaio 2007

• 5 cose che non sapete di me


Ricevo anche io (subisco?) la catena da Rrobe Recchioni, quella che sta imperversando in questi giorni su quasi tutti i blog che conosco. Ma sarà per il fatto che non sono ancora un blogger navigato, è Ottokin che mi "spiega" come funziona 'sta cosa, perchè io come sempre non ci avevo capito una sega!!!

01. Sulla musica
OK, ora mi sputtano! Troppo facile parlare della mia amatissima black music, perchè tanto dire di amare Marvin Gaye o Lauryn Hill (per dirne due a caso) fa comunque molto cool. E allora entriamo nel più delicato territorio della musica nostrana, ma anche qui - se prendessimo due esempi della vecchia e della nuova generazione - potrei uscirne a testa alta spiattellando Ivano Fossati e Daniele Silvestri.
Invece facciamoci del male: mi piacciono Ron e Niccolò Fabi, ecco.
E ho anche i loro dischi.
E sono anche andato ai loro concerti.
E mi sono anche piaciuti.
Ecco. Tiè.

02. Sul cinema (italiano)
Sputtanamento capitolo due?
In anni in cui tutti rivalutano alla grande la commedia scollacciata con Bombolo, Lino Banfi, Edwige Fenech e Barbara Bouchet (chiamandolo trash per farlo diventare cult, anche nel caso dei vari "Pierino" di Alvaro Vitali!) o i poliziotteschi da Thomas Milian a Maurizio Merli, o addirittura i "Sapore di sale" e i primi capitoli di "Vacanze di Natale" (quelli con Jerry Calà e Karina Huff, oltre che De Sica e Boldi)... io porto nel cuore un solo grande film che mi EMOZIONO' allora e che - se ridanno in TV - guardo tuttora, ed è "Amarsi un po'" di Claudio Vanzina (1984) con Claudio Amendola e Tahnee Welch (figlia della già super-sexy Raquel)... si, quello con Mauro Coccia meccanico che nella scena finale del film corre a Parigi dalla sua principessa che sta per sposarsi con un nobile del cazzo e fa l'incidente con la macchina... e, beh... ehm...
La prima volta che lo vidi - ebbene si - quel pezzetto di cuore si sciolse tutto per Tahnee!!!

03. Sui fumetti
Ho due librerie in casa. Una più piccola in soggiorno con i CAPOLAVORI ed un'altra parecchio più grande in studio con tutto il resto (le collezioni, i seriali, etc.); quella in soggiorno tra le altre cose conta tutto ciò che sia stato tradotto in italiano di Neil Gaiman, quindi anche tutto ciò che ha fatto con Dave McKean, che adoro.
Dunque ho anche tutto McKean, compresi i cinque volumi di "Cages" (quelli pubblicati da Macchia Nera).
Sono lì, belli esposti. Ma non li ho mai letti.
Ho sempre detestato chi espone cose che non ha mai letto, che sembrano stare lì solo per darsi un tono. Quindi lo ammetto con un certo imbarazzo. Non ho ancora letto "Cages". E' grave?

04. Sul lavoro
C'è una cosa che non racconto MAI a nessuno. Eccola qui.
Appena la Magic Press chiuse "BIZ", la rivista hip hop che avevo fondato e diretto, mi prese il "panico da disoccupato" (anche perchè non sapevo che da lì a pochi mesi mi avrebbe assunto la Nexta.com come caporedattore del loro sito musicale). Bene. In questi stupidi momenti di panico si tende a fare cose di cui poi ci si vergogna: io accettai di partecipare ad un corso di formazione per venditori di software aziendale presso la InfoBlue S.r.l. (chissà se esiste ancora?); due settimane di giacca e cravatta, scarpe lucide, barba rasata ogni mattina, presentazioni da IMPARARE A MEMORIA (!!!), strette di mano e sorrisi formali... il mio medioevo, il mio momento più buio...
Il lunedi della terza settimana, quello in cui cominciavo l'affiancamento, mi presentai puntuale alle 8:30 di mattina... ma li mandai a 'fanculo e me ne andai. Ero salvo.

05. Sull'amore
Ho amato tre donne nella mia vita.
Non so se siano tante oppure poche. Sono tre.
Senza specificare la loro cronologia, due di esse le ho tradite.
Una di quelle due smanetta parecchio con la rete.
Quindi se dovessi capitare qui, tu che smanetti... perdonami: ti ho tradita!!!

Ora, in conclusione, dovrei proseguire la catena, ma quei (pochi) amici/blogger che conosco sono già stati coinvolti tutti. Quindi non so a chi mandarla, se non a Irene, l'unica fuori dal giro. Già questo dovrebbe bastare a non interromperla, perchè magari lei ce li ha altri cinque a cui mandarla...

domenica 14 gennaio 2007

about "Scarface"


Venerdi sera scorso, a casetta da solo, piuttosto che uscire (per andare dove?), decido di sbragarmi sul divano per 2 ore e 55 minuti e vedermi - per l'ennesima volta - quel capolavoro che è "Scarface" di Brian De Palma, che Studio Universal trasmetteva su SKY alle 21:00... tutto d'un fiato, senza pubblicità, dato che nemmeno ho il dvd di questo film!

E fino a qui nulla di strano, direte voi.

Come comincia il film, nonostante siano parecchi anni che non lo rivedevo, mi accorgo che c'è qualcosa che non va: le voci. Innanzi tutto Al Pacino a.k.a. Tony Montana NON è doppiato da Ferruccio Amendola, ma dalla voce di qualcun altro! Eppure - mi dico tra me e me - ero sicuro fosse Amendola anche in questo film, mah...
Già di per sè 'sta cosa potremme scoraggiarmi a vedere il seguito, ma resto "intrippato" da queste voci improbabili... anzi, direi "imbarazzanti" (anche quella di Michelle Pfiffer, che sembra parlare in italiano a fatica)... ma che cazzo di versione sta trasmettendo Studio Universal?!?
Tutto il film, e OGNI personaggio, sembrano avere voci di doppiatori non professionisti, addirittura nemmeno italiani, come fosse una versione per un pubblico italo-americano, con una lingua che sembra un mix tra la cadenza meridionale e lo slang... non so come altro spiegarlo!!!
Una cosa assurda, vi assicuro. Una cosa mai vista prima!

Ora, aldilà della totale caduta di qualità che giocoforza subisce una pellicola doppiata in questo modo, scatta subito in me anche una certa CURIOSITA'... ma qualcuno sa spiegarmi COS'E' questa versione, QUANDO è stata fatta, CHI l'ha fatta e PERCHE' è stata fatta... insomma: da dove arriva?!?
E perchè Studio Universal la trasmette?

Se qualcuno lì fuori ne sa qualcosa e magari ha anche la gentilezza di darmi delucidazioni al riguardo... beh, gliene sarei molto grato. Io nel frattempo ho scritto a quelli di Studio Universal rivolgendo loro le stesse domande, quindi in caso dovessero rispondermi condividerò con voi le informazioni che mi daranno.
Stay tuned...

venerdì 12 gennaio 2007

Lo Scudo


Minchia, Vic Mackey è tornato!!!
Da stasera, ogni giovedi su Italia 1 alle 22:55.
La quinta serie (inedita), finalmente.
E stavolta ha Forest Whitaker che gli sta col fiato sul collo!
Ma di "The Shield" ne riparleremo a breve.
(per ora sono solo esaltato)...

mercoledì 10 gennaio 2007

Ustica: 27 anni


Che schifo...
CHE VERGOGNA...

Aspettando il prossimo Natale...


Non sono e non sono mai stato un Mac-maniaco come il mio Apple-guru (che poi sarebbe il Maestro Ottokin) nè tantomeno un Mac-esibizionista come quell'altro là... ma nel mio piccolo lavoro con la mela dal '98 (se consideriamo anche l'impaginazione di Katzyvari, allora dal '91) e comunque amo questo sistema operativo e in generale tutti i prodotti che sforna, iPod compreso.
Di certo - dopo ieri (giornata del keynote di Steve Jobs) - so già COSA VOGLIO che mi porti Babbo Natale... anche se - ahimè! - siamo solo a gennaio!!!

La Apple dice che l'iPhone arriverà in Europa a fine anno. Che dire? Aspetteremo. Si sopravvive lo stesso, no? Se poi Babbo Natale questo bell'oggettino me lo facesse portare da una sua COLLABORATRICE sul modello dell'Anita Dark lì sopra... beh, non credo che qui nessuno - moglie compresa - le rifiuterebbe la gentilezza di farla accomodare in casa...

martedì 9 gennaio 2007

Ricomincio da 100


Leggevo recentemente da qualche parte (penso sul blog di Rrobe) che Julia, il mensile Bonelli di Giancarlo Berardi, ha avuto la capacità di oltrepassare il solito target medio dei lettori di fumetti raggiungendo nuove categorie solitamente non "abituali" al genere (tipo studenti di psicologia e/o criminologia, pubblico femminile, etc.).
Ora di certo io non sono un grande esperto di fumetto "popolare" e non sono mai riuscito a focalizzare quali siano effettivamente i "target" a cui si possa realmente mirare con esso (c'è gente che sceglie la propria facoltà sull'ondata di serial come C.S.I. o Crossing Jordan, tanto per dire), ma personalmente - nonostante sia stato un fedele lettore del grande Ken Parker di Berardi - a me Julia mi fa davvero due palle!!!

Da pischello ho letto per un po' Dylan Dog, poi sono passato per qualche anno a Nathan Never, poi ho smesso di leggere pure quello. In effetti oggi come oggi non leggo più nemmeno un fumetto Bonelli o del medesimo formato editoriale, quelli che chiamano "bonellidi" (anche se per amicizia dovrei dire che seguo sempre con calore John Doe!!!). Che devo dire? Mi annoiano.
C'è un mio caro amico che compra Julia tutti i mesi. Io ci ho provato diverse volte (magari quando ne trovavo una copia in bagno, quando hai davvero bisogno di leggere, avete presente no?), ma cazzo arrivo a malapena a pagina 16 e già mi sono fatto due coglioni così!!!
Mi capita con TUTTI i bonelli/bonellidi, ma Julia è peggio!!!

Eppure pare che venda bene.
Eppure è appena arrivata al numero 100, tutta bella colorata.
Come al solito non ci ho mai capito una sega!
Ma per quanto mi riguarda, se devo spendere parte dei miei soldi e del mio tempo a comprare/leggere fumetti... beh, magari preferisco comprarmi e leggere un volume di Fables, che 96 pagine riesce ad usarle per 4 avvincenti episodi uno dietro l'altro, invece che per un'unica pallosissima storia!