lunedì 30 aprile 2007

Kouassi Story.


Il Massacratore n°3: "Kouassi Story"
LISKA Prod/Bottero Edizioni
32 pagine + copertina, spillato - € 4,00.

Per la PRIMA volta, uso il mio blog per PROMUOVERE l'uscita del mio nuovo albo (e vorrei pure ben vedere!!!).

"Kouassi Story" racconta per l'appunto la storia di Kouassi Kantè, un ragazzo che arriva in Italia dalla Costa D'Avorio.
Viene a Roma in cerca della donna che ama - Aisha - partita qualche mese prima di lui. Non viene in cerca di lavoro, ed è questa la sfumatura che ritengo più importante.
Nella sua introduzione, Mos Def parla di "fratelli africani che sono obbligati ad emigrare"; con tutto il rispetto per lui (non finirò mai di ringraziarlo), vuoi per la lingua, vuoi per la difficoltà di comprendere pienamente una realtà politico-sociale differente da quella americana, secondo me anche Mos Def - nella sua chiave di lettura - non ha colto a pieno il vero intento di questa storia. Quello che volevo comunicare io, quantomeno.

"Kouassi Story" parla di dignità e di orgoglio.
Il Massacratore questa volta non uccide nessuno, ma RACCONTA questa storia. Ne è un testimone.
Kouassi è figlio di una famiglia di agricoltori, proprietaria terriera nella provincia di Abidjan, da generazioni. Lui stesso dice: "Sono terre contadine, fertili, benedette da Dio, a malapena toccate dalla guerra civile". Kouassi NON è povero, NON soffre la fame. Kouassi è una persona COLTA, che ha studiato: con grande volontà e sacrificio del padre, si è laureato in Agraria all'Università di Abidjan. Kouassi ha un progetto ben preciso per la sua terra, un nuovo modello di lavoro da mostrare alla sua comunità.
Kouassi viene in Italia per cercare Aisha a riportarla a casa, accanto a sè, per CONDIVIDERE con lei questo suo progetto.
Non è propriamente un emigrato, non parte in cerca di lavoro.

Mi rendo conto troppe volte, anche attraverso gli occhi delle persone che mi stanno più vicine, che l'italiano generalmente ha una visione ancora molto stereotipata dell'africano che incontra per la strade della propria città. E non parlo solo di semplice ignoranza (o di cose ancora più radicate come intolleranza e razzismo) che li vede come qualcosa da temere, come gente che viene qui a "rubare il lavoro", a incrementare la micro-criminalità o chissà quale altra banalità del genere.
No... parlo anche di una PERCEZIONE errata alla base, spesso anche per "colpa" dei media stessi (dalle pessime fiction della Rai a qualsiasi telegiornale). Anche nello stereotipo buonista: sono negri, sono dei POVERACCI che bisogna aiutare, sono degli SFIGATI.

La nostra società è sempre più multirazziale. E' qualcosa di INEVITABILE, qualcosa che la gente deve necessariamente cominciare ad accettare, preparandosi a livello culturale. I nostri figli cominciano SOLO ADESSO ad avere compagni di classe nigeriani o arabi. E' la prima generazione nata in Italia, che - se siamo a Roma - parla romanaccio esattamente come mio figlio o tuo figlio. Siamo molto indietro rispetto ad altri Paesi, ma piano piano ci stiamo arrivando pure noi: il giorno che anche a Roma ci fermerà un poliziotto nero - come già è NORMALE a Parigi o a New York - si avrà la completa percezione di questa cosa.
Forse lo stesso Zion, il figlio ITALIANO del mio amico ivoriano Murua, diventerà poliziotto. O medico, dirigente di banca, salumiere... non lo so.
Di certo quando lo guarderete camminare fiero per strada, o quando magari sarà lui a darvi la prima assistenza al Pronto Soccorso, o lo avrete di fronte aldilà della scrivania perchè sarà lui a farvi un colloquio di lavoro per la vostra assunzione... beh, in quel momento non penserete che è un poveraccio o uno sfigato!!!
Ma tutto questo succederà domani.

Oggi succede altro. Storie come quelle di Kouassi.
Che - anche lui - non è affatto un poveraccio o uno sfigato.
E' uno che manda a casa metà delle persone che conosco, che magari non sono nemmeno state capaci di studiare e fare un lavoretto parallelo per mantenere (almeno in parte) il costo di questi studi, talmente abituate ad essere mantenute/coccolate da mamma e papà.
Quella di Kouassi è una storia di dignità ed orgoglio.
Ma anche una storia d'amore.
"Ed è solo amore se amore sai dare"...

Leggetelo. So bene che con 4 euro, volendo, vi ci comprate due numeri di "XL" (eh eh eh) ma cazzo non aspettate che sia scaricabile gratuitamente on line su Liskaprod.it quando poi uscirà il numero quattro!!! ;)
Oltre al fumetto vero e proprio e all'intro di Mos Def, segnalo la storia in appendice "Note purpuree" di Alessio Landi, Alessio D'Uva e Valerio Pastore (colleghi della Bottero Edizioni con il loro bel "Killer Elite"), l'immancabile strip del Mangiatore di Ottokin, l'intervista a Murua 69 e il mio personale omaggio al Professor Bad Trip.

domenica 29 aprile 2007

Back from Comicon


Siamo appena tornati dal Napoli Comicon. Uso il plurale perchè all'andata in macchina eravamo io, Ottokin e Michela... e al ritorno si sono aggiunti anche Rrobe e Rosita. Che dire?

Per ora poche cose (sono un po' stanco): sempre una bella fiera, di cui "usufruisco" alla grande soprattutto per la sua Area Pro, nella stupenda cornice di Castel S. Elmo al Vomero, che gli dona una bellissima atmosfera sia in termini di eleganza che di logistica. Sempre bello rivedere facce amiche (e nemiche) e fare anche nuove piacevoli conoscenze. Sempre godurioso - la sera - andare a mangiare una bella pizza con la mozzarella di bufala, circondati da tanta gente e tante chiacchiere tra fumetti, sfottò, idee per cose future ed eventuale gnocca presente (intesa nel suo senso "scenografico", che cmq non semo più i ghepardi de 'na vorta!!!). Sempre comodo fare un po' di spese spendendo la metà di quello che spenderemmo in libreria. Sempre gratificante ricevere stima e complimenti dai lettori (NON dagli addetti al settore, che guai a sbottonarsi mai!!!) quando sei allo stand e disegni per loro, o semplicemente gli firmi una copia, o semplicemente ci chiacchieri e ci scherzi un po'.
L'appuntamento a Napoli, per me e per Ottokin, rappresentava inoltre l'occasione idonea per gettare le basi di un nuovo progetto che dovrebbe vedere coinvolti molti autori decisamente noti, di cui vi parlerò nei prossimi mesi.

Dal Comicon, nei prossimi giorni estrapolerò però due post appositi:

1) il primo mi riguarda molto da vicino, perchè è l'uscita di "Kouassi Story", il 3° numero della nuova serie del Massacratore per la Bottero Edizioni, di cui ovviamente mi farebbe piacere parlarvi un po'.

2) dire la mia sulla questione "XL" (l'allegato mensile di Repubblica), che a Napoli era presente con una decina dei suoi autori di fumetti, occupando un'area ENORME, ma presente anche come vero e proprio partner della manifestazione, con un'esposizione del logo da far venire la nausea. Proprio oggi (domenica) durante una delle conferenze in programma c'è stato un acceso dibattito tra la crew di "XL" e una serie di altri autori (Igort in prima linea) su cui voglio tornare sopra, per analizzare - a freddo - i torti e le ragioni di entrambe le parti.
Ma ora non ce la faccio, abbiate pazienza :)
Click. Buonanotte.

venerdì 27 aprile 2007

Kouassi Soundtrack • pt.2


Toto: "Africa"
dall'album "Toto IV" (Columbia Records, 1982).

Kouassi Soundtrack • pt.1


Heart: "These Dreams"
dall'album "Heart" (Capitol Records, 1986).

giovedì 26 aprile 2007

Testing (una domanda per voi).


Qualcuno di voi mi sa dire perchè se entro nel mio blog con Safari lo vedo esattamente come lo ho impostato (cioè con il colore del testo bianco e in minuscolo, salvo se non sia io ad usare le maiuscole quando scrivo) mentre se ci entro con Explorer, il testo è fastidiosamente rosso (che sul nero di base si legge malissimo) e TUTTO in stampatello maiuscolo?
Firefox invece rispetta tutte le impostazioni, come Safari.

Dipende dal browser?
Non solo: se qualcuno di voi usa il PC invece che il Mac, e quindi suppongo usi abitualmente Explorer, come lo visualizza questo blog?
Rispondetemi vi prego, che il dubbio mi arrovella!!!
• (cliccare sull'immagine sopra per ingrandirla e vederla meglio)

martedì 24 aprile 2007

Perchè Mos Def.


Con gli anni, ho imparato a preparare SEMPRE un Piano B.
Soprattutto avendo spesso a che fare con i cosiddetti "personaggi famosi", quelli della musica e/o dello spettacolo, che sono notoriamente inaffidabili.
Ma andiamo per ordine.

Massacratore n°3 in arrivo. Sul primo numero ho avuto la GUEST INTRO firmata nientepopodimeno che da Robert "3D" Del Naja dei Massive Attack (un colpaccio che però avevo avuto modo di preparare con quasi un anno di anticipo). Sul secondo numero l'ospite è stato l'amico Tommaso "Piotta" Zanello, che tutto sommato mi ha facilitato molto le cose. Sul terzo chi chiamo?
Dato l'argomento che stavo andando ad affrontare, e la particolarità della storia, volevo qualcuno che potesse in qualche modo interpretare con sensibilità una adeguata chiave di lettura introduttiva per il lettore.
La prima idea che ho avuto è stata la scrittrice Chiara Gamberale (con cui avevo avuto brevemente a che fare nel periodo Onyx) che però, in tutta franchezza, non si è sentita di affiancare il suo nome ad un fumetto con questo tipo di impatto (dicendomi di temere di "esporsi troppo"). Bene, l'importante è essere chiari (soprattutto da una che si chiama Chiara, no?). Lo chiedo a qualcun altro.
Su suggerimento (o meglio: sotto pressione) di Teresita, provo a chiederlo a Fabio Volo. Ma il tipo in questione - abbiamo scoperto (anche se già lo sospettavo) - oramai è troppo "oltre", e non ti caga più manco di striscio se non hai come minimo il logo della Mondadori, del Corriere della Sera e della Universal scritto sulla fronte!!! Ci siamo capiti, vero?

Una volta messo il piede a Radio Deejay, il passo successivo mi è venuto quasi da solo: Alessio Bertallot.
L'avevo intervistato qualche anno fa per la Nexta. Ci eravamo anche presi bene. Nonostante a volte non gradisca il suo modo di tirarsela, è un personaggio molto particolare, eclettico, dalla grande cultura musicale e umanistica: speaker radiofonico (probabilmente il ruolo per cui è più conosciuto, con il suo "B-Side" in onda ogni sera su Deejay), giornalista e produttore musicale, DJ da club, nonchè voce e leader del progetto Aeroplanitaliani (che proprio in questi giorni stanno uscendo con il nuovo album, il cui primo singolo "Bella" è già in programmazione).
Alessio mi dice di si. Gli piacciono i fumetti, ha sentito parlare più volte del Massa, è una cifra incasinato con il lavoro ma gli fa piacere partecipare a 'sta cosa. Bene, è fatta.

Lo scorso 5 marzo, non appena finito di scrivere, disegnare, impaginare e letterare "Kouassi Story" (che è il titolo del terzo numero) gli spedisco una ad una le tavole, come singole jpg. Dopodichè ci sentiamo per mail, per telefono, per sms.
Gli spiego più volte che lo presenteremo in anteprima il 27 aprile alla Comicon di Napoli, e che quindi devo assolutamente mandarlo in stampa per la fine di marzo. Lui dice che non c'è problema, che è veloce a scrivere, che appena ha un paio d'ore libere legge la storia e scrive la sua intro.
Nel frattempo marzo avanza impietoso. L'editore chiede se il numero è pronto. La tipografia preme. Io sollecito più volte Bertallot. Niente da fare. Non risponde. Evidentemente gli sono sfuggiti concetti come "scadenza", "tempi di stampa" o "consegna in tipografia". Evidentemente ha troppo da fare per i cazzi suoi, la radio, l'uscita del nuovo album.
Il 5 aprile (cioè esattamente UN MESE DOPO avergli spedito la storia) mi manda una mail dicendomi che ce la fa per Pasqua, non prima. Ma marzo è finito. Pasqua è l'8 aprile, e con pasquetta di mezzo non potrei dare il materiale in tipografia prima del 10. No, è troppo tardi. Non c'è più tempo: mio malgrado, scatta il Piano B.

Che stavolta, lo ammetto senza problemi, è stato un mix di fatalità e di culo!!!
Faccio dunque un passo indietro: vuoi perchè mi stavo ascoltando di continuo il suo nuovo album "True Magic", vuoi perchè l'avevo appena visto su SKY insieme a Bruce Willis in "Solo 2 ore" (vedere miei post precedenti), vuoi perchè in passato ci eravamo sentiti qualche volta per mail... beh, guarda caso i primi di marzo avevo spedito - così, senza nessuna aspettativa precisa - la mia storia anche a Mos Def, chiedendogli cosa ne pensasse.
• Nota: grazie ad una mia amica cioccolatina madrelingua, ho avuto modo di avere una buona traduzione per le mani. Non contento di questo io, che sono scemo, non ho mica allegato la traduzione in Word alle tavole... no, così sarebbe stato troppo facile: ho riletterato tutte le tavole in inglese!!! Yeah ;)
Mos Def l'avevo conosciuto di persona a Roma, nel 2001, per la presentazione + conferenza stampa di "Monster's Ball" (come inviato di 35mm.it, quindi tramite Francesco Cinquemani, che mi pare di ricordare mi avesse dato buca anche lui, quel giorno); mentre tutti i giornalisti presenti erano ovviamente addosso ad Halle Berry e Billy Bob Thornton, io chiacchierai parecchio con lui, che - aggregato al cast, ma NON protagonista e NON famoso - fu molto gentile e disponibile. Parlammo poco del film. Parlammo della sua musica, di rap e hip hop, della scena newyorchese. Lui rimase sorpreso nel trovare una persona così preparata (anche di roba hardcore/underground) durante una conferenza stampa cinematografica, per giunta in Italia. Ci scambiammo le rispettive mail personali. Negli anni seguenti, ogni tanto ci siamo risentiti.

Lo scorso 28 marzo, dunque, ricevo a sorpresa una sua mail privata. Proprio per me.
Mi aveva scritto a caldo le sue impressioni su "Kouassi Story", probabilmente colpito dalla realtà che viene raccontata su questo ragazzo ivoriano, che lui nella sua lettera chiama "fratello africano". Copio e incollo la sua mail su Word. Traduco e adatto. Trasformo una lettera privata nella mia GUEST INTRO n°3.
Lo avverto. Mi dice che non ci sono problemi, anzi che ne è lusingato.
Avverto anche Bertallot, che tra l'altro ha anche passato più volte i dischi di Mos Def a "B-Side".
Oltretutto - lo dico per onestà nei suoi confronti - Bertallot si scusa con me per la buca, dicendomi che gli dispiace.
Ma - accidenti! - senza volerlo mi ritrovo in mano un'intro firmata da Mos Def, che io adoro!!!
Strana la vita, eh?
Ecco perchè Mos Def.

Ed ecco come anche stavolta (come spesso mi capita per le interviste) non posso non notare come torni regolarmente un certo discorso sulla disponibilità degli artisti stranieri: la cultura anglosassone - da questo punto di vista - ha molta più attenzione verso il giornalista, l'autore, la professione altrui. Non fosse altro che per mera UTILITA', perchè magari io quel momento non divento altro che un mezzo per la sua promozione. Che nella pratica, per me che scrivo, significa avere molta più facilità nell'incontrare/intervistare grandi star della scena internazionale piuttosto che l'ultimo dei nostri cantanti... non è paradossale?
In Italia con quattro dischi venduti la gente si monta la testa. In Italia gli uffici stampa non lavorano PER la stampa, ma mettono i bastoni tra le ruote, dicono a priori: "No, non è proprio possibile", e invece che mediare scoraggiano. Se devo scrivere un pezzo per Vanity Fair, riesco a parlare personalmente con Jennifer Lopez a New York (grazie al suo ottimo managment) ma mi filtrano una chiamata con una deficiente come Valeria Marini, con i suoi assistenti e i loro patetici: "la Signora al momento è impegnata"... non è agghiacciante?

Ad ogni modo, per quanto riguarda nello specifico uno come Mos Def, non è solo un discorso sulla sensibilità verso chi - come lui - sta lavorando. No, per noialtri b.boyz già da un pezzo over 30 (old school!!!) si traduce facilmente con un altro termine ben preciso: RISPETTO.

venerdì 20 aprile 2007

Gotham Central


Rucka, Brubacker, Kano, Gaudiano:
"Gotham Central" n°1
DC Comics/Planeta DeAgostini, € 8,95.


Anche questo ottavo volume (il primo per la Planeta DeAgostini, che pubblica gli episodi 33/36 proprio lì dove li aveva interrotti la Play Press) conferma "Gotham Central" come una delle migliori produzioni DC degli ultimi anni. Il Gotham City Police Department, nello specifico l'unità Grandi Crimini, è da sempre un elemento di fondamentale importanza nel tessuto narrativo in tutte le testate di Batman, grazie alla capacità degli scrittori che vi si sono susseguiti e che ne hanno sempre reso assai bene il "conflitto" umano e professionale verso il Vigilante di Gotham, con tante sfaccettature caratteriali di chi sostiene la crociata dell'Uomo Pipistrello e chi invece - per colpa sua - si sente frustrato proprio come poliziotto.

Dopo James Gordon (da sempre amico e complice di Batman) il Dipartimento trova nel Commissario Akins un uomo che - forse proprio per la sua indiscutibile rettitudine - non può tollerare le investigazioni e le azioni solitarie del Cavaliere Oscuro, o meglio il concetto stesso di vigilante (che in effetti per la legge americana è "illegale"); non bastasse, con la recente saga dei "Giochi di guerra" (che ha portato Batman a scelte estreme e mooolto discutibili) la già labile linea di demarcazione di questa intolleranza si è definitivamente spezzata. Per il G.C.P.D. ora Batman è da considerarsi a tutti gli effetti un fuorilegge!
Ma - aldilà della continuity (dopo "Giochi di guerra" Batman è stato lasciato SOLO anche da tutti i suoi alleati, cioè Robin, Oracolo, Batgirl, Nightwing, etc.) - il valore di "Gotham Central" è sicuramente da ricercare altrove.

Prima di tutto nell'idea stessa della serie. Concepita come un telefilm poliziesco sulla falsariga di "N.Y.P.D." o "Law and Order" piuttosto che come un fumetto supereroistico, con un cast numerosissimo e molto ben caratterizzato.
Poi nella scrittura e nei dialoghi: Ed Brubacker e Greg Rucka - già abili con il Pipistrello - rendono perfettamente lo spirito da serial TV, l'atmosfera del commissariato con rapporti, rivalità, simpatie, invidie e amori tra colleghi, le trame gialle (dove la presenza dei supereroi è sempre vista di sfuggita, e sempre come qualcosa di ingombrante).
In ultima battuta nei disegni: davvero ottimo il lavoro di Michael Lark sui primi volumi, che poi - avendo abbandonato la serie per passare alla Marvel - è stato sostituito da un altrettanto bravo Kano, coadiuvato da Stefano Gaudiano, che comunque utilizza il lavoro svolto da Lark (compresa l'invenzione grafica di molti dei detective creati apposta per la serie) come base per il proprio.
Anche nei disegni, "Gotham Central" evita tavole ipercinetiche, splash-page e pose plastiche, a vantaggio di una costruzione molto semplice e lineare, con vignette regolari e sequenze quasi sempre ad "altezza uomo", esattamente come sarebbe la telecamera sul set di un telefilm.

Ecco dunque a voi i detective Crispus Allen da Metroplis e la veterana Reneè Montoya (che insieme al Capitano Margaret Sawyer raddoppia la dose di lesbiche nel Dipartimento; a questo proposito, davvero divertente - in questo nuovo volume - la scena in cui entra in commissariato Starfire dei Teen Titans, con tutti gli uomini presenti a bocca aperta, ma in un rapido cambio di vignetta/inquadratura anche con Renee e Maggie imbambolate dalla sua bellezza!); poi Marcus Driver (in realtà uno dei veri protagonisti) e la sua tosta partner Romy Chandler (che con il cognome omaggia il celebre scrittore noir); e ancora - a dipingere l'intera squadra - il nero "sergente di ferro" Davies, l'ebreo Cohen (con il suo sarcasmo a volte fuori luogo), Esperanza degli Affari Interni, l'anziano Del Arrazio con la partner Bartlett, l'aristocratico Hartley, la "quasi-esp" (?) Josie Mac con le sue treccine afro, fino alla segretaria tuttofare Stacy e tanti altri personaggi... in effetti, per il lettore occasionale, un vero intreccio di volti e nomi di non facile interpretazione. Esattamente come certi serial polizieschi di carattere corale.
La trama di questo nuovo volume di "Gotham Central" è incentrata sui misteriosi omicidi di alcuni finti Robin, ma non dico altro perchè - proprio per la sua natura da giallo - vi rovinerei il vero piacere nel leggerlo, oltre che il finale!

martedì 17 aprile 2007

Stai bene a Parigi.


Leggo su Bloggokin che Gipi CHIUDE il suo blog.
Nonostante tante personali perplessità su certi atteggiamenti di un certo tipo di autori - e ci aggiungo anche una recente (e giusta) considerazione del buon Tarquini, quando un giorno nella sua fumetteria m'ha detto: "Ma poi che c'avrà 'sto Gipi che va tanto di moda? Maurizio Ribichini sono 15 anni che fa le stesse cose, con lo stesso talento, con la stessa sensibilità, solo che non è stato promozionato come lui!" - a me i fumetti di Gipi piacciono, questo sia chiaro; ho diversi suoi volumi nella mia libreria (non solo l'ottimo "Baci dalla provincia" della collana Graphic Novel di Repubblica, che comunque già di suo contiene "Hanno ritrovato la macchina" e "Appunti per una storia di guerra", ma anche "Esterno Notte" e "S.", entrambi della Coconino).
Eppure, nel leggere di 'sta chiusura, mi rendo conto che non me ne può fregare di meno!!! Mi dispiacerebbe assai di più se chiudessero Ottokin, Rrobe o Diego, per dire.

Di fatto (guarda un po', un caso?) a differenza di praticamente TUTTI i miei amici/fumettari, non ce l'ho nemmeno MAI avuto linkato tra le mie connessioni... quindi manco la fatica di levarlo!!!
Pura vida ;)

lunedì 16 aprile 2007

SKY: comunicazione di servizio.


Se ci sono due servizi che - ahimè - USO quotidianamente e che mi fanno veramente girare le palle di brutto, sono SKY e Alice di Telecom Italia.
Oggi non parliamo di Alice (ce ne sarà anche per lei, aivoija a raccontarne!!!) ma di SKY.
E del suo fottuto customer service o Sevizio Clienti che dir si voglia.
Che, senza troppi giri di parole, ci prende per il culo!!!

Se sei un abbonato SKY, indipendentemente dal "pacchetto" che hai scelto (io per esempio ho Mondo SKY + Cinema, da 36 euro al mese) e hai un problema di qualsiasi tipo con loro, sia esso tecnico o amministrativo, per comunicare con l'azienda che già paghi DEVI fare un numero a pagamento!!! Capite? A pagamento!!! Ed è una cosa che a me davvero fa incazzare di brutto!!!
(eddai, su, a questo non ci arriva nemmeno la Telecom, che anche se ti tiene attaccato al 187 per ore, quantomeno è gratuito, cazzo!!!)...

Sul loro contratto (ma anche sul sito), alla voce "Come comunicare con SKY" danno come telefono un 199.100.400
Confrontandomi con parecchi amici abbonati a SKY (soprattutto per il Calcio) è venuta spesso fuori 'sta questione, che ovviamente fa girare le palle anche a loro. Ma come? Sono un tuo abbonato e mi fai pagare se devo avvertirti di un problema, che tra l'altro nel 99% dei casi dipende da te? Metti un fottuto NUMERO VERDE per chi è cliente, no? Anche perchè con quelle accidenti di telefonate a pagamento, dopo 5 o anche 10 minuti che t'hanno tenuto attaccato alla cornetta, alla fine ti dicono sempre che "per quella determinata cosa" (guarda un po', proprio la tua!) l'unica soluzione possibile è spedire un fax in area tecnica e/o in amministrazione spiegandogli daccapo tutta la faccenda: ma allora che t'ho telefonato a fare?!?

Bene.
Qualche giorno fa, chiacchierando PER PURO CASO con una zia di Teresa, salta fuori PER PURO CASO che lei e il figlio avevano recentemente avuto un sacco di problemi con SKY, realativi a calcoli che non tornavano, a soldi che mancavano, a segnali che erano stati sospesi, etc. etc... insomma: brutte storie! Dopo infinite chiamate a quell'199, dopo fax e inutile attese di una chiamata chiarificatrice da parte loro, un giorno come tanti PER PURO CASO una di queste operatrici di SKY si "lascia sfuggire" (?) che - in caso - avrebbero potuto usare il NUMERO VERDE 800.167.166

CoooOOOooosa?
Esiste un NUMERO VERDE?!?
Perchè non viene MAI menzionato nelle loro pubblicità?
Perchè non viene MAI menzionato sul loro mensile "SKY Magazine"?
Perchè non viene MAI menzionato da nessuna parte nel contratto o in qualsiasi documento rilasciato al momento in cui diventi loro abbonato?
Perchè non ne parla MAI il loro "SKY Assist" al Canale 999?
Perchè non è MAI pubblicato nelle infinite brochure che ci spediscono a casa?

Io non sapevo che esistesse.
Non lo sapevano nemmeno i miei amici.
O nessun altro con cui abbia parlato fino ad oggi riguardo SKY.
MAI SENTITO NOMINARE!!!

Alchè l'ho usato. Ho chiamato (per lo stesso problema di fatturazione che già avevo).
E funziona.
'Sti maledetti bastardi!!!
Ora voglio fare una cosa: voglio DIVULGARLO.
Qui sul blog, per cominciare. Ma non solo.
Preparerò una mail/modello a mo' delle catene di Sant'Antonio, quelle che ho sempre odiato.
La spedirò agli amici e conoscenti, che a loro volta la spediranno ad amici e conoscenti.
E se è vero che in Italia, attualmente, ci sono 4 milioni di abbonati SKY... beh, piano piano gli stronzi di SKY dovranno ricevere 4 milioni di chiamate al loro cazzo di Numero Verde!!! E che andassero pure a 'fanculo.

sabato 14 aprile 2007

Long life Rock'n'Roll


Dicono che i biglietti del concerto allo Stadio Olimpico di Vasco Rossi del prossimo 27 giugno sono finiti 12 ore dopo la loro messa in vendita. Riempire l'Olimpico non è cosa da tutti. Farlo per due sere consecutive se lo possono permettere in pochi. Per Roma, Vasco ha dovuto necessariamente aggiungere la data del 28 (come dire: altri 70mila spettatori!!!) ed esaurisce di sicuro pure questa. Io, per quanto mi riguarda, confido nell'ufficio stampa della Milano Concerti/Clear Channel, ma non è detto. Vedremo.

In realtà, nonostante Vasco che mi piace molto, non era di lui che doveva parlare questo post.
Sempre di concerti, d'accordo, e sempre di ROCK... ma legati a qualche rimpianto.

Ci sono tre live che rimpiango di non aver mai potuto vedere, o perchè ero troppo giovane, o perchè non avevo abbastanza soldi (per biglietti ed eventuali trasferte). E' tutta la vita che li rimpiango. Parlo dei Police, dei Dire Straits e dei Queen. Credo di avere le discografie complete (in vinile) di tutti e tre le band.
Negli anni seguenti al loro scioglimento, ho avuto modo di assistere ai live di Sting (al Flaminio, nel tour - comunque splendido - di "Nothing like the sun") e di Mark Knopfler (mi pare fosse al The Place, un locale abitualmente jazz). Per i Queen ovviamente il discorso è un po' diverso; dopo la morte di Freddy Mercury, per me - anche se continuano a suonare e fare tour - non ha più senso andarli a vedere.
Oltretutto con il tempo la mia fissa per i Queen è andata scemando, mi piacciono meno. E' facile rendersene conto: non metti più i loro dischi, senza nemmeno accorgertene. Invece capita ancora spesso che metto su un vecchio album dei Police o dei Dire Straits. La fiamma è ancora viva.

L'annuncio della recente reunion dei Police, per me, è stata una notizia bomba!
L'annuncio che il loro "Police World Tour" avrebbe toccato anche l'Italia, ancora meglio!!!
Stavolta potrei rimediare ad almeno uno dei tre rimpianti rock che mi porto dietro. La data è il 2 ottobre 2007 allo Stadio delle Alpi di Torino. I biglietti sono piuttosto cari (da 50/80/100 euro, secondo la posizione) e ho anche belle dritte per l'aereo, la cui spesa va comunque calcolata/sommata per poterli vedere. Stavolta posso permettermelo, anche se - come sempre (è proprio un vizio!) - cercherò il modo di NON pagare per entrare.
Ma non è detto. Anche qui, vedremo (e - in caso - la carta di credito è già pronta); ad ogni modo, spero che il prossimo 3 ottobre mi troverò qui con voi, sul mio blog, a scrivere una recensione al loro concerto!!!
Yeah :)

Jack & Brian.


Jack disse: "Ora devo proprio andare via".
Era già molto in ritardo. Però gli dispiaceva. Gli dispiaceva davvero.
La discussione era molto interessante. Meglio: era appassionante.
La cosa purtroppo sarebbe però finita lì, perchè al suo ritorno - a notte fonda - quegli argomenti sarebbero già stati chiusi da un pezzo.
Ma era davvero tardi. Doveva scappare.
Eppure era certo di essere stato calmo.
Al secondo intervento, addirittura spiritoso.
Tra le righe - forse - un po' provocatorio, come sempre.
Di certo non ostile.

Brian sapeva che Jack stava per uscire. E aspettò un attimo.
Jack uscì dal camerino.
Richiuse la porta con la stella dorata e il nome di Brian scritto sopra.
Brian aspettò che Jack uscisse, che la porta fosse chiusa, e solo a quel punto disse agli altri, quelli che in fondo erano lì proprio per il suo spettacolo: "Che venisse a dirmele in faccia certe cose, visto i toni che usa su internet e quelli che usa nella vita reale".
Ma Jack, anche volendo, non poteva più rispondere.
Era andato via.
E gli altri, quelli che in fondo erano lì proprio per lo spettacolo di Brian, ascoltarono solo le sue parole.
Le ascoltarono come certe.
Come unico verbo.

Poi Jack lo venne comunque a sapere. E ci rimase male.
In cuor suo, sapeva che Brian studia sempre frasi ad effetto per chi viene al suo spettacolo.
Ma c'era anche la possibilità che Brian pensasse davvero ciò che aveva detto.
E questa possibilità lo rattristava.

Perchè Jack credeva che il loro rapporto fosse in qualche modo diverso, in qualche modo speciale. Credeva che certi giochi, quelli da leoni in rete e agnelli dal vivo, fossero roba che riguardava gli altri, non loro due. Credeva che lui e Brian non avessero mai avuto problemi a dirsi le cose in faccia, e lo credeva perchè era successo spesso, con quei due caratteracci che si ritrovavano!
Succedeva ogni volta che occupavano la stessa stanza, fosse anche il camerino di una star.
Erano due primedonne, due galli nello stesso pollaio.
Quindi il loro scontro era sempre qualcosa di inevitabile.
Ma in cuor suo, Jack credeva fosse anche sempre qualcosa di leale.

Eppure, quei due avrebbero continuato così per sempre.
Dissolvenza. Buio.

giovedì 12 aprile 2007

Dana Delany


Lo scorso weekend pasqualino, in completo sciallo a casa di amici a Spoleto, ho finito di leggere "Jungletown Jihad", che in realtà avevo comprato più di un anno fa e che continuava a star lì a prendere polvere in libreria, nuovo nuovo, inviolato.
Con questo libercolo*** l'autore - dopo "Troiaio a Hollywood" (contenuto in "Destination: Morgue") e "Scasso con stupro" - chiude la trilogia di racconti imperniati sul detective Rick "Rhino" Jenson (una proiezione dello stesso James Ellroy) e la sua adorazione/ossessione per l'attrice Donna Donahue (alter ego di Dana Delany, attrice/amica dello scrittore).
Ma è proprio qui che chiedo lumi a qualcuno di voi, che mi si è troppo insinuata 'sta curiosità...

Perchè nel primo racconto ("Troiaio a Hollywood") Ellroy usa il VERO nome di Dana Delany, mentre nei due racconti seguenti lo cambia in Donna Donahue? Perchè non lo ha "camuffato" da subito, o viceversa mantenuto nei seguenti?
Tutti e tre i racconti in Italia sono editi di Bompiani con la traduzione di Carlo Prosperi (e Sergio Claudio Perroni solo su "Destination: Morgue"), ma non credo un traduttore si possa mettere a cambiare i nomi dallo scritto originale di un Meastro riconosciuto, no?
Qualcuno là fuori sa rispondermi, allora?

*** lo chiamo "liberculo" perchè la Bompiani - 'tacci sua! - prende un racconto medio/breve, lo stampa su carta spessa con carattere 12 (che lo legge bene pure mia nonna) spalmandolo su 150 pagine, ci schiaffa una copertina cartonata con sovracopertina e lo porta in libreria a 14 euro, come fosse un nuovo romanzo!!! Sapendo bene che esistono i "malati", come il sottoscritto.

mercoledì 11 aprile 2007

Casa mia 3: S3Kenoblog ;)


Ecco, sono tornato a casa mia, questa si che è davvero casa mia, cioè il MIO blog, dove non devo STUPIRE a tutti i costi migliaia dei miei lettori, perchè è "solo" un diario dove scrivo fatti, idee, recensioni, pensieri... e pure stronzate, se mi va!!!

Dunque: visto che QUI sono stato (giustamente?) esortato a non "annoiare" lettori che non sono i miei, ma visto che stavo anche facendo un interessante discorso con un certo Hytok, tento di proseguire un concetto che lì si stava evolvendo prima che venisse interrotto da qualcosa che riguardava solo le ultime due righe, non l'intero commento.

Prendiamo "Miami Vice", per esempio.
Che - a differenza di tanti altri serial TV - conosco molto bene.
Prodotta da Michael Mann (lo stesso che ne ha da poco diretto la moderna e omonima versione cinematografica) e scritta da Anthony Yerkovich, è per antonomasia LA serie televisiva degli anni '80 (la prima serie è del 1984, a cui ne seguirono altre 4), quella che divenne vera e propria icona di una decade, influenzando la moda di un'intera generazione, cambiando per sempre le regole dei telefilm polizieschi: per la prima volta in TV i "poliziotti buoni" potevano perdere e il cattivo poteva riuscire a farla franca, non solo scappando, ma anche grazie ad un Tribunale che lo rilasciava!!!

Ma non è solo questo: "Miami Vice" aveva un nuovo uso dei colori, delle sequenze (anche nei movimenti macchina), del montaggio... aveva la musica come i film del cinema! Se vi guardate i contenuti speciali del cofanetto della prima serie (ma è già uscita nei negozi pure la seconda), si racconta di come quel telefilm ebbe la capacità di cambiare l'immagine di una città negli stessi USA (che non la vedevano più come il solo luogo di riposo per pensionati, ma come un affascinante crocevia di crimine e vita notturna al neon, sexy e cool) o di come riusciva addirittura ad influenzare le scelte musicali di MTV (che pregava la produzione di inserire determinati pezzi, che dopo la messa in onda entravano in classifica).
Ogni episodio di "Miami Vice" era pensato come un film, nella regia, nei dialoghi, nella colonna sonora. Per i canoni dell'epoca, ogni episodio costava 5 volte di più delle normali produzioni degli altri telefilm (un rapporto tipo 1 milione di dollari rispetto a 200mila, per capirci)... ehi, il signor Mann chiamava Versace - che tra l'altro viveva a Miami - anche per una semplice consulenza dei contrasti tra pastello e pastello!!!

Ad ogni modo "Miami Vice" è stato il segno di un'epoca, è stata una scuola di stile, ha cambiato per sempre il modo stesso di ideare e fare polizieschi, ha influenzato TUTTE le produzioni successive, è stato il capostipite di un genere. Come direbbe un certo amico mio, secondo tutta una serie di concatenazioni: "Se non ci fosse stato Miami Vice, oggi non esisterebbero CSI e The Shield"!!!

Ora, questo ne fa un CAPOLAVORO?

Credo proprio di no, e lo dice uno che lo ha AMATO da morire, sin da pischello.
Penso che "Miami Vice" sia stata un'OTTIMA serie a cui vanno riconosciuti grandi meriti, che sia stato entertainment di primissima classe (sia in termini di qualità che di stile), che sia stata enormemente INNOVATIVA.
Ma NON un capolavoro.
I capolavori rimangono tali per sempre.
Quando riguardo "Miami Vice" in dvd, oggi, molte cose - devo ammetterlo - mi fanno anche sorridere.
Quando riguardo "Scarface" di De Palma (sempre Miami, sempre 1983), allora si: vedo un capolavoro.

venerdì 6 aprile 2007

Casa mia.



Per chi, come me, è nato e cresciuto in XIII° circoscrizione (anzi, mi correggo: ora si dice Municipio!) c'è una cosa sopra ogni altra che fa la differenza: il mare. In realtà da piccolo, dal '76 all'80, ho vissuto per 4 anni in Sicilia, a Siracusa (causa lavoro di mio padre), di cui ho un ricordo meraviglioso. Ma tant'è anche lì c'era il mare, e che mare!!!
Il resto della mia vita, fino a quasi un anno fa, era Casal Palocco. Oltre ad essere un gran bel quartiere residenziale, è a 7 chilometri dalla spiaggia, in particolare da quella che storicamente è la MIA spiaggia, e cioè Le Dune, accanto al Bungalow, a 4 stabilimenti da La Vela, dove ho altri miei amici della combriccola, come dire 4 minuti a piedi sul bagnasciuga! Beh, chi è nato e crescuito a Palocco, all'Axa, all'Infernetto, ad Acilia, a Dragona o ancor più ad Ostia ha radicato dentro di sè questo concetto di mare che ci vai in un attimo, se ti va in bicicletta, anche se hai un'ora di pausa pranzo dal lavoro, tanto per dire!
E ci siamo sempre fatti tante risatine sotto i baffi di chi si fa le code sulla Cristoforo Colombo, la Via del Mare o l'Ostiense per raggiungere Ostia, tutte quelle migliaia di romani che - per andare al mare - ci si devono ORGANIZZARE dalla sera prima, con code interminabili, panini, bibite, thermos, borse frigo e quant'altro.
Il mare, insomma, è uno stato mentale.
Lo stesso per cui, a Palocco, in estate è NORMALE andare al bar delle Terrazze (il centro commerciale pedonale nel cuore del quartiere) con i pantaloncini ancora bagnati, le infradito e la sabbia sulle dita dei piedi, o le ragazze ancora in bikini e pareo. Se ti presenti così in un bar di viale Marconi o della Tuscolana ti prendono per scemo!!!

La mia più grande preoccupazione quando stavo per cambiare casa era il mare.
Sentivo che sarei stato "lontano". Poi però la mia prova del nove vera e propria (cioè testando) l'ho avuta con l'estate 2006, e non è andata così male. Il mare è uno stato mentale, lo ripeto: magari aspettavo giusto che passasse l'ora di pranzo per evitare la Colombo intasata, d'accordo, ma poi infradito e asciugamano sotto braccio e via fino alle Dune, se tutto andava bene in una mezz'ora.
Mi rendo conto (magari confrontandomi col parentado di Teresa) che lo STESSO identico tragitto e gli STESSI orari che io faccio con molta nonchalace a loro sembrano qualcosa di assurdo, ma solo perchè hanno una visione "estranea" del mare, come qualcosa di lontano, qualcosa per cui - per l'appunto - bisogna organizzarsi dal giorno prima!

Detto questo, è quasi un anno che vivo a casa mia.
Dicono che il mio quartiere (anche quando comprai questo appartamento) si chiami Osteria del Curato, ma il barista sotto casa m'ha detto che tecnicamente il "confine" di Osteria del Curato finisce con Via del Casale Ferranti, oltre alla quale (verso di noi) è già da considerarsi Capannelle (e in effetti il mio C.A.P. è 00173, cioè quello di Capannelle, boh!).
All'inizio mi preoccupava un po', lo ripeto, ma piano piano mi ci sto abituando.
E ci sono molte cose che cominciano anche a piacermi, qui nel X° Municipio.

Ad ogni cambiamento della vita (come un matrimonio ed una nuova casa in un nuovo quartiere, per l'appunto) subentrano tutta una serie di novità che all'inizio spiazzano un po', poi piano piano diventano sempre meno estranee, fino a diventare anch'esse abitudini, e parlo in primis delle piccole cose, come il TUO nuovo bar, la TUA nuova edicola, il TUO nuovo tabaccaio.
Per me sono importanti, sono proprio le piccole cose che amo: mi alzo in tarda mattinata, esco per il caffè al bar (che sotto casa è Lavazza, il mio preferito, evvai!!!), compro le sigarette, il giornale e ancora mezzo rincoglionito, mentre mi fumo la mia Lucky Strike, inizio - solo a quel punto - a pensare al da farsi per quella bella giornata...

Dopo quasi un anno che vivo qui, a volte percepisco più estraneità nel lavare i piatti che nell'uscire di casa. Quando lavo i piatti (un mare di piatti, anche se ho la lavastoviglie, ma - sarò strano io - lavare i piatti mi rilassa) a volte mi chiedo da dove cazzo arrivino certi oggetti che abbiamo in casa: cos'è questa teiera? E questo recipiente di plexiglas? E questa paletta per le crèpes? Li abbiamo comprati noi da Ikea? Ce li ha regalati qualcuno al matrimonio? E' un gentile omaggio di mia suocera? Boh...

Poi però esco in balcone, mi accendo l'ennesima sigaretta e sorrido.
Mi piace qui. Mi piace l'odore, mi piace la tranquillità, mi piacciono gli spazi.

Dal balcone di casa mia, bello soleggiato, vedo l'elegante residence Lucrezia Romana di fronte, non ho palazzoni che mi "bloccano" il panorama, vedo i vecchi casali di fronte all'ingresso del mio garage che ora sono stati risistemati e adibiti ad alloggi per i cavalli. Che belli i cavalli. Se scendo sotto casa ho un piccolo maneggio di fronte, che poi è la "pista per le prove" (si dirà così?) con tanto di ostacoli del maneggio vero e proprio che è una cinquantina di metri più in là, con il suo parcheggio, il suo bar/ristorante, le sue gare la domenica mattina. Spesso c'è quella che io e Tere chiamiamo "la polacchina", cioè una gran bella ragazza bionda dell'est che - ogni santo giorno - allena i cavalli "da spettacolo", a sentir lei. Che detto tra noi è una cifra vanitosa, sta sempre in giro a guardare CHI la sta guardando in quel momento, ed in effetti spesso anche i papà a spasso coi loro bimbi si fermano a guardarla!!! ;)
Comunque qui vicino c'è l'Ippodromo delle Capannelle (quello dove in estate fanno "Fiesta!", e la sera sento la musica dei concerti che arriva lieve, trasportata dal vento, fino a casa mia) e questa è giocoforza zona di cavalli, equitazione, maestri e allievi, fantini, negozi specializzati...




Se ho voglia di fare una passeggiata, in cinque minuti arrivo al Parco degli Acquedotti, o alle rovine romane della Villa dei Sette Bassi. C'è così tanto verde su entrambi i lati di Via delle Capannelle. Eppure, accidenti, sono DENTRO il Raccordo Anulare!!!
E questa - in effetti - è la vera figata, quella a cui NON ero abituato, quella che non avevo calcolato: sono sull'Appia, sono sulla Tuscolana, sono a due minuti dalla Metro (sia Anagnina che Cinecittà), sono accanto all'uscita del G.R.A., sono vicino all'autostrada, vicino ai Castelli, vicino ai maggiori centri commerciali... cazzo, sono VICINO a tutto!!!
Uscendo alle undici (che poi non è un grande sforzo per me, essendo più o meno l'orario in cui mi alzo) ci metto un quarto d'ora ad arrivare al "Forbidden Planet" del mitico Gianni Tarquini (la fumetteria più bella di tutta la città, accanto a Piazza Re di Roma), che ora è diventato all'improvviso il mio pusher, dopo 15 anni che m'accusava di non andare MAI a trovarlo a negozio!!!
Confronto a Palocco, mi sembra di metterci POCO ad arrivare dovunque.
Si, si: il mare resta uno stato mentale, ma comincia a piacermi stare qui...



giovedì 5 aprile 2007

BOICOT


"Another system is possible"...

lunedì 2 aprile 2007

In difesa di "300"


Dico la mia, ora che finalmente ho visto "300".
Dico la mia, perchè in questo momento sembra così "di moda" criticarlo, sia da parte del pubblico (la maggior parte delle persone che conosco e che è andato al cinema a vederlo, mi dice che NON gli è piaciuto) sia da un certo tipo di critica "intellettuale" e "di sinistra", sia da alcuni dei nostri più blasonati autori/sceneggiatori di fumetti, che secondo me ne parla male a vanvera.

Dicono per esempio che "300" è un film palesemente di destra, se non addirittura fascista... OK, e allora?
Dovevamo aspettare che arrivasse "300" al cinema per scoprire che Frank Miller è destrorso?
Lo sapevamo già tutti, sin dal suo "Dark Knight". Ma poi dov'è il problema? Se qualcosa è "di destra" (sia esso un film, un libro o un disco) è qualcosa che a priori non va bene? Ma dove sta scritto? Il punto non è destra/sinistra, ma casomai la qualità, o ancora meglio il TALENTO. Anche se il mio cuore batte a sinistra, posso tranquillamente apprezzare il talento di uno scrittore che ha idee politiche opposte alle mie (e su questo - penso - subentra anche una questione di intelligenza, in senso di avere capacità di giudizio e saper scindere con la propria testa).
James Ellroy è uno scrittore dichiaratamente di destra, fazioso e intollerante (sputa sempre addosso a negri, ebrei, omosessuali, etc.) ma cazzo nel suo genere scrive storie come pochi altri, è un Maestro. Robert A. Heinlein è uno dei più grandi scrittori di fantascienza del secolo, ma confronto al suo "Fanteria dello spazio" anche "300" sembra un opuscolo moderato per ciellini.

Dicono che "300" non rispetta la storia... OK, e allora?
Se ho voglia di conoscere la Storia greca, e nello specifico la battaglia delle Termopili dove il Re spartano Leonida con poche migliaia di uomini (storicamente stimati in circa 4.000) fermò l'avanzata dell'esercito persiano (molto più numeroso, storicamente stimato in circa 200.000 unità) che voleva conquistare la Grecia, allora mi documento e leggo libri di storia, approfondimenti e saggi (per pigrizia, basterebbe anche solo darsi un'occhiata a Wikipedia!). Proprio ieri mattina, un mio caro amico cresciuto a curve nord & militanza giovanile di estrema destra, mi parlava di uno dei loro testi di riferimento (di cui in questo momento non ricordo titolo e autore, mi spiace) che considera la battaglia delle Termopili come l'INIZIO della storia europea moderna, cioè un fatto storico di importanza fondamentale (quello che fece sì che l'Europa mantenne la sua identità culturale, per capirci), e già questo mi fa capire perchè questo re/soldato e questo fatto storico siano da sempre così rilevanti nell'iconografia di un certo tipo di ideologia politica.
Ad ogni modo, se acquisto il fumetto di Frank Miller e/o vado al cinema per vedere il film che ne ha tratto Zack Snyder (che tra l'altro sta anche per dirigere "Watchmen" di Alan Moore) lo faccio per leggere/vedere azione, avventura ed eroismo... NON per imparare una lezione di storia, accidenti!!!
Considerato che probabilmente l'uno per cento degli spettatori del film nel mondo avranno anche letto il fumetto originale di Miller, beh... per me chi va al cinema e prende come certa ed assoluta la "versione storica" del film è semplicemente un ignorante! E a quel punto non si possono imputare nessune "colpe" a Miller o a Snyder, se lo spettatore è un coglione.
Ma poi il punto è proprio questo, ed è così semplice: Zack Snyder NON ha girato un film storico, così come forse avevano la pretesa di esserlo (?) "Troy" di Petersen, "Alexander" di Stone o "Le Crociate" di Scott... no, cazzo... Snyder ha realizzato "300" di Frank Miller!!! Ha preso il fumetto sia come sceneggiatura che come story-board (molte delle scene sono infatti IDENTICHE al fumetto, come già per "Sin City") e ne ha fatto una pellicola possente, cruda, visionaria, violenta e spettacolare come lo era l'opera originale!!!
Un film eccessivamente sanguinolento, esagerato e kitch, ma dalla regia solida, dalla fotografia impeccabile (che colori!), dalle musiche perfette, che ti tiene letteralmente incollato alla poltrona per tutti i suoi 117 minuti.
Anche lì dove - giocoforza - si sente la mancanza della prosa epica di Miller (per forza: è un film!), anche lì dove inseriscono ex-novo la sottotrama della moglie/regina e degli intrallazzi politici a Sparta, che tutto sommato potevano anche non servire.

Dicono poi che "300" è propagandistico: i 300 spartani sono gli amerikani capitanati da Bush che difendono - con i valori della nazione, dell'onore e della guerra - una società di "uomini liberi"; Serse e l'esercito persiano rappresentano il mondo arabo/islamico, il terrorismo, l'integralismo religioso, la diversità (anche fisica, anche nelle deformità); i greci che si uniscono a Leonida, tutti quegli Arcadi che hanno altre professioni, che "non sono soldati" ma che andranno in battaglia con lui come "buoni rissaioli, non guerrieri" (e che prima del sacrificio finale se ne andranno via) siamo noi, gli alleati europei delle forze USA... uhm... anche qui non saprei...
Siamo abituati a queste metafore propagandistiche/guerrafondaie e "giustificatorie" nei blockbuster amerikani, è vero... ma la fobia del terrorismo con l'attacco alle Torri Gemelle, il conseguente bombardamento dell'Afghanistan per stanare Bin Laden e la sua cricca, il sospetto delle armi di distruzione di massa in possesso del loro dirimpettaio/alleato Saddam, la conseguente guerra in Iraq per portare "democrazia" in un Paese sotto dittatura e bla bla bla... possibile che Miller sapesse già tutto?
Possibile che prevedesse la guerra tra USA e Iraq, il "nemico" orientale, gli alleati ridicoli?
Dico questo perchè - se vado a rileggere i credits - "300" è stato pubblicato per la prima volta nel 1998, non dopo il 2001.
E già questa semplice data, da sola, farebbe muti almeno la metà dei detrattori pubblico/critica/autori che parlano a vanvera.

Dio, quanti luoghi comuni, quante generalizzazioni, quanta smania di remare contro.
Troppe pippe mentali, raga.
Quelle che poi ti privano del PIACERE di andare al cinema e vedere un film come "300".
Che è potente, epico, adrenalitico, con uno spettacolare impatto grafico.
Che mi prenderò non appena esce in dvd, per metterlo accanto a "Crash" e "Inside Man" (i miei 2 ultimi acquisti in dvd).
E prima di dire certe cose, che i nostri autori/sceneggiatori ci arrivassero almeno vicini a scrivere un fumetto come "300", poveri piccoli frustrati invidiosi, che sono lì ad aspettare/sperare che con la loro roba Mediaset ci faccia almeno una fiction per Rete4!!!