domenica 30 maggio 2010

Roots 66 x iPad.



A questo punto so già che uno come Ottokin comincerà a prendermi pesantemente in giro, vista la mia (presunta?) "pigrizia mentale" verso le novità tecnologiche e qualsiasi forma di innovazione delle sue applicazioni, compreso il mio disinteresse all'acquisto di un iPad, che - personalmente - in questo momento non mi serve a niente. Ciò nonostante…

Ciò nonostante.

Sono davvero ENTUSIASTA del fatto che da venerdì 28 maggio il mio "Roots 66" sia regolarmente in vendita nella sua (nuova) forma di e-book digitale per iPad, così come gran parte del catalogo della Tunuè.
Un progetto presentato in anteprima alla recente Comicon di Napoli, che - al di là di qualsiasi disquisizione si voglia/possa affrontare sulla sua effettiva validità commerciale - dimostra una chiara volontà di guardare al futuro, di sperimentare nuove potenzialità editoriali… di essere comunque "avanti" rispetto allo stato catatonico (leggi totale sclerotizzazione) dell'editoria italiana, fumetto compreso.
Ecco ancora uno dei tanti motivi per cui ammiro la Tunuè, e perché certe scelte non sono mai casuali.

Insomma: se lì fuori qualcuno di voi possiede già il tanto bramato nuovo oggetto del desiderio a.k.a. Apple iPad, è cortesemente INVITATO a spendere 79 centesimi di euro del proprio capitale per acquistare "Roots 66" tramite lo store di iTunes. Volendo, semplicemente cliccando QUI.

Peraltro, sembra che il giorno del lancio dell'iPad "Roots 66" sia risultato 4° nella TOP 10 dei più scaricati, e che in queste prime 10 posizioni ci fossero ben 5 titoli Tunuè. Oh, yeah :)

lunedì 24 maggio 2010

Solo intrattenimento.


Fattostà che decido di andare a curiosare.
Insomma, una casa discografica che ricerca un grafico "esperto" suona bene. Immagino uffici con schermi al plasma sui muri, sale d'incisione, tecnologie all'avanguardia, musica in ogni ambiente, intere pareti di vetro, luminosissime. Ed in effetti è proprio così. OK, d'accordo… magari gli uffici non sono proprio luminosissimi, e non ci sono vetrate perché è un seminterrato al centro. Però gli schermi incassati nei muri ci sono davvero. Si, spenti. E di tecnologia ce n'è tanta. Tutta rigorosamente firmata Apple. L'ufficio grafico è completo di iMac 27 pollici, Wacom nuova di pacca, software aggiornatissimo. L'ambiente - insomma- non sarebbe affatto male.

Che poi, oggi come oggi, dire "casa discografica" è un bell'azzardo. Intere scatole di CD blisterati sui pavimenti, in un momento in cui la fruizione della musica sta subendo un cambiamento epocale. E tralasciamo per un momento anche i generi, che lì dentro si UNZeggia a manetta: house, techno, dance… e pure POP, olè!

Mi bastano tre minuti e mezzo di chiacchiere con il titolare per inquadrare il tipo. Parla di avanguardie grafiche (però lo fa elogiando l'uso massiccio dei filtri 3D di Photoshop quale parametro di innovazione creativa), di mercato internazionale, di Londra e nottate varie. Parla parla, e nella prima mezz'ora di "colloquio" (lo chiamiamo così?) in pratica non fa altro che parlare di se stesso, non del candidato che ha di fronte. Straparla di quanto lui sia in gamba, di quanto sia intuitivo, di quanto sappia fare business e bla bla bla.
L'ennesima azienducola padronale, porca zozza.
Di quelle con un proprietario pieno di se stesso, innamorato dei soldi che ha fatto, che s'incazza di continuo con chi lavora per lui (esercitando il suo potere ad ore d'ufficio), che alza la voce urla e bestemmia interrompendosi mille volte perché nel frattempo non si stacca dal cellulare. Di quelli che nemmeno stai ancora lavorando per lui, è già vorrebbero darti ordini. "Vieni qui, vai di là, fai questo, fai quello"… però poi GUAI a provare ad intavolare una trattazione seria (leggi anche: professionale) sull'eventuale accordo economico. "Poi vedemo, poi famo, poi decidemo, poi trovamo er modo" e ancora bla bla bla.

Ma dico io: cazzo... hai letto il mio profilo, no?
Hai visto le aziende e i brand per i quali ho lavorato e per le quali tuttora lavoro, no?
T'ho detto quanto guadagno e hai fatto il vago, perché sarai pure un agguerrito imprenditore intriso nel suo business, ma certe cifre annuali straniscono pure te.
Allora cercati un pischello appena diplomato allo IED, o un grafico malauguratamente disoccupato.
Che lo gestisci meglio, lo COMANDI meglio, lo paghi di meno!!!
Eccheccazzo... ma devo dirtelo io?
Ma non eri tu quello che aveva capito tutto sul business?

Sei RIDICOLO.
Con le tue foto in posa su Facebook, con le tue camice nere aderenti, con le tue arie da grande dj/produttore che bastano Seby o Gruff a metterti IN MUTANDE sui Technics 1200.
Con la tua boria, la tua arroganza, le tue amicizie nell'ambiente, le tue serate nei club, la tua biografia su Wikipedia che te la sei scritta da solo!!!
Ridicolo e TRISTE, oltre che palesemente meschino.
E col cazzo che "un grafico esperto" viene a lavorare da te.
Perché se "esperto" lo è davvero, capisce l'antifona nella prima mezz'ora che passa lì dentro.
Ma che tu sia uno SERIO, lo si evince anche da come riesci a volatilizzarti nel nulla.
Non appena tocca parlare di cose serie.
Unz unz unz.

"La vittima è la musica, l'accusa è di omicidio"
Mio Dio, in che mondo tocca lavorare.

sabato 15 maggio 2010

Last night a DJ save my life.

O anche: "Ho sognato Gruffetti, sarò malato?"
O ancora: de L'ATTITUDINE




"Con certi tipi di concerti / giochi a come puoi conciarti / tra i liquidi che a rivi avverti / quando al bar ti ritrovi con un'altra cassa per riaverti / e lì avverti che c'è beatitudine / saperti al vertice dentro il vortice / quando il party c'è per l'attitudine / tra stelle e svari, sommerso dalle particelle elementari / perso, dove impari lontano dai cattivi pensieri / non sono solo affari / non sono solo suoni, se viaggi tra i più seri / non sono solo canzonette / in mezzo a cessi veri / tra finzioni, etichette e marchette / ayo, resto sui piatti miei / tagli miei / versi miei / e questo si riflette dentro quello che troverò
Suonerò le mie canzoni per sapere dopo che c'è.
Questo è quello che mi va di fare: musicare.
E scoprirò le tue emozioni per portarle sempre con me
Questo è quello che mi va di fare".


Sarà l'età che abbiamo entrambi, sarà la quintessenza del concetto di outsider, sarà quel che sarà, ma dalla prima volta che ho sentito questo straordinario pezzo di Dj Gruff (tratto dal suo ultimo album "Sandro O B") oltre all'emozione, nelle sue parole - quelle che ho postato - ho percepito assoluta affinità. Applicabile nei rispettivi ambienti, nelle scelte umane e professionali, in certa musica come in certa editoria.
Stessa razza "randagia"?
Stesso rifiuto all'omologazione?
Stessa ATTITUDINE, probabilmente.

martedì 11 maggio 2010

Master of fantasy.


Frank Frazetta, 1928 • 2010
Rest In Peace.

sabato 8 maggio 2010

Return of the Ankh.


Erykah Badu: "New AmErykah • Part Two: Return of the Ankh"
(Motown/Universal).


Un inverno all'insegna di tante uscite discografiche importanti per la scena soul/R&B: il grande ritorno di Withney Houston, poi Mariah Carey (che avrebbe dovuto pubblicare anche un secondo album di remix, poi annullato a causa delle scarse vendite di "Memoirs of an imperfect angel") e ancora R. Kelly, Alicia Keys e Mary J. Blige, tralasciando l'ultimo album di Usher, che è davvero meglio NON parlarne.
Tante tracce da ascoltare, tante recensioni, tante parole per analizzarli e descriverli. Poi - dal cielo? - arriva il nuovo lavoro di Erykah Badu, che - senza grandi comunicati stampa e/o strombazzamenti di alcun tipo - ammutolisce ogni altro disco. E li manda a casa tutti. TUTTI. Dal primo all'ultimo.

In effetti si tratta realmente di un ALTRO livello.
Parliamo di un'eleganza compositiva e interpretativa che viene raramente raggiunta dalla musica nera contemporanea. Non di canzoncine R&B "usa & getta", ma di roba che rimarrà nel tempo. Qualcosa di cui ci si accorge immediatamente, quando a vibrare non sono solo le casse dello stereo, ma anche la pancia e il cuore. L'anima.

"Return of the Ankh" è la seconda parte dell'ambiziosa trilogia "New AmErykah". Del primo disco avevo già avuto modo di scriverne QUI. Del suo splendido live, invece (la data romana del Vortex Tour nell'estate 2008), ne ho parlato QUI.

Undici tracce interamente firmate dalla divina di Dallas, circondata come sempre da ottimi arrangiatori/produttori e musicisti, molti dei quali già presenti sul primo capitolo, come 9th Wonder, James Poyser, Madlib, J Dilla, Sa-Ra's Shafiq Husayn, R.C. Williams e Ahmir "?estlove" Thompson dei The Roots.
Lì dove "4th World War" poteva addirittura risultare spigoloso (elitario?) tante erano le sue sperimentazioni elettroniche/jazzistiche, con questo secondo capitolo la Badu addolcisce toni e intenzioni, tornando in maniera prorompente alla melodia, smussando gli angoli più "difficili" (che poi non erano altro che l'apice della sua profonda cultura musicale) a favore di un ascolto più rilassante, più MORBIDO, sempre raffinatissimo.
Cambia anche la concezione strumentale, che in "Return of te Ankh" risulta molto più acustica, in determinati momenti addirittura "improvvisata" a mo' di jam session (pensate che in alcuni passaggi di "Window seat" la sua voce è stata realmente registrata mentre lei cantava sotto la doccia!).
Il cambiamento è palese anche nei testi: le tematiche militanti/politiche/cerebrali del 2008 lasciano spazio all'amore e al romanticismo, pur se in una dimensione ancora molto personale, quasi filosofica, assolutamente fuori da ogni stereotipo. E sempre, comunque, emozionanti.
Pezzi come "Window seat" (primo singolo, nel cui video la Badu si spoglia completamente nuda per strada!), "Umm Hmm", "Fall in love (your funeral)" o ancora "Out my mind, just in time" (che supera i dieci minuti di durata, ma è concettualmente divisa in tre parti) rappresentano l'unione della miglior tradizione soul all'avanguardia sonora. Modernissimi, eppure già dei classici.

Acquistatelo nei negozi o si iTunes.
Scaricatelo illegalmente, se credete.
Ma in qualsiasi caso, fatevi un favore: ASCOLTATELO per intero!

mercoledì 5 maggio 2010

Mammalitaliani.



La prima volta che l'ho sentita mi ha quasi dato al cazzo. Della serie: ma cos'hanno scritto? Già dalla seconda, il piede non smetteva di battere. Poi a furia di riascoltarla, ci sono entrato in fissa, anche per il testo. Ipnotica, ritmatissima, contagiosa, ragamuffina (che solitamente loro sono molto più ska). Un applauso sincero agli Après la Classe, che "mancu li cani"...

domenica 2 maggio 2010

after Comicon.


Ho conosciuto e frequentato assiduamente, in passato, autori che "a me i fumetti Bonelli mi fanno schifo" (quando magari io parlavo di Nathan Never, che all'epoca leggevo). Oggi disegnano per lui, tessendo continuamente le sue lodi. Tempi oramai lontani, quei favolosi anni '90, nei quali erano INVASATI di fumetti della Image, delle loro colorazioni digitali, delle muscolature ipertrofiche, quando io magari sostenevo che secondo me DC Comics e Vertigo stavano facendo cose migliori, forse meno appariscenti ma - nella sostanza - ben più all'avanguardia. Eh si, quella stessa Vertigo dove ora - guarda un po' - stanno migrando uno ad uno.
Ho conosciuto e frequentato assiduamente autori che sputavano veleno sulle riviste d'autore, o su ogni altro progetto che tentasse di proporre fumetto ALTRO sotto forma di contenitore. Oggi pubblicano su fighettisimi mensili autoriali/sperimentali, magari per un editore sul quale pochi mesi prima ti avevano messo in guardia, solo perché tu forse - e dico forse! - stavi preparando qualcosa per lui.
Questi autori, che conosco ancora ma che frequento poco o niente, oggi siedono sulle poltroncine dell'Area Pro con quell'aria e addirittura - è incredibile! - quella stessa identica POSTURA di coloro che erano venuti prima, quelli che (quando si era piccoli rivoluzionari) bisognava detronizzare. E no, non sto parlando di te, caro Giorgio Santucci. Che "tu sei uno bravo"… ma come, andate già via? Si, torniamo a Roma. E la festa di stasera? 'Sticazzi. Che festa? Al Madre. Che? La festa di tua madre?
Ma "la rivoluzione non verrà trasmessa in televisione", cantavano i Piombo a Tempo. E l'unica rivoluzione possibile, oramai, è uno stato mentale, ma di questo parleremo un'altra volta. Mentre l'OMOLOGAZIONE, quella si, che viene trasmessa quotidianamente su tutti gli schermi. Anche su quelli sponsorizzati dalla Fornarina, che solo chi era al Comicon può capire.

Questo ho visto a Napoli.
Questo, un po' amaramente, e MOLTO altro ancora, grazie a Dio.
Ben più divertente e CORROBORANTE.

Una fiera divisa in due. Qualcosa che nell'anno che ci separa dalla prossima edizione bisognerà analizzare approfonditamente. Mi dicono che giù alla Mostra d'Oltremare fosse un bolgia (mantenendo cioè i numeri abituali del Comicon), ma io non ho nemmeno avuto il tempo di andarci, vista la mia "toccata e fuga". Ma l'atmosfera a Castel Sant'Elmo era proprio strana. Piacevole, scorrevole, serena, quasi soffusa, senza spadoni di cosplayers tra le palle, senza file estenuanti giù in pizzeria per pranzare o ai bagni. Piacevole, si, eppure anche così MOSCIA. Rispetto al caos degli anni scorsi, sembrava di essere in quattro gatti, e ci si incontrava ogni tre per due. In mezz'ora te la giravi tutta, e ricominciavi daccapo. Finendo regolarmente a fumare in terrazzo o a cazzeggiare nell'Area Pro (ma Claudio deve proprio spiegarmi come mai la birra fosse offerta gratuitamente prima delle 14:00 e dopo le 18:00, ma andava pagata in quelle quattro ore nel mezzo?!?).

Che dire? Senza falsa modestia (anche perché io non ho fatto nulla al proposito) lo stand più bello in assoluto era quello della Tunuè, e vorrei davvero sfidare chiunque sano di mente a poter sostenere il contrario. Allegro e frizzante come sempre, pieno zeppo di autori ben più simpatici (e meno "sfigati") di quelli Coconino! Tiè ;)
La tripletta Max/Pelato/Concy funziona sempre alla grande, il loro rodaggio è veramente da manuale. Ma poi che spettacolo vedere uno accanto all'altro Alfred, Bastien Vivès a Anne Simon (brava e mooolto bellina, yeah) disegnare e acquerellare per i lettori del loro "Napoli, sguardi d'autore" che la Tunuè presentava in anteprima proprio lì al Comicon, che peraltro risulta partner di questo bel libro.

Chiacchiere, sorrisi, pacche sulle spalle, saluti, birrette, altre chiacchiere e "tu sei bravo" per tutti, che fossero semplici conoscenti o amici di sempre. Ma il vero senso della mia giornata di ieri, l'essenza stessa del concetto di INCONTRO, la luce che quest'anno ha illuminato la "mia" Comicon, ha un viso. E un nome. Che chiameremo T per Tradurre.
E se io fossi fuoco, arderei lo mondo.
Se fossi editore, la farei mia.