lunedì 27 febbraio 2012

In che mani siamo? ;)



Dunque, la storia è questa.
Sentite un po'.
L'idea mi frullava in testa già da diverso tempo, ma lo scorso dicembre - durante la manifestazione Più libri Più Liberi (dove mi trovavo sia in veste di lettore/spettatore, che in quella di autore Tunuè) - l'ho proposta ad un editore romano piuttosto noto di cui per ora eviterò di dire il nome, anche perché potrebbe darsi che non voglia ancora far sapere che potrebbe pubblicare qualcosa di così DIVERSO dal proprio catalogo.
Comunque sia, diciamo che si è dimostrato interessato.

Successivamente, ci siamo sentiti per telefono e per mail, entrando meglio nel dettaglio del libro che gli avevo proposto, fino alla stesura di una sorta di contratto di opzione. Che non è propriamente un contratto di pubblicazione, ma quasi.
Tenente conto che nel mio modus abituale secondo il quale "nun se butta via gnente" (nè i lavori, nè il tempo) mi è già capitato in passato di aver firmato un contratto per un libro con Castelvecchi (qui posso dirlo) per poi ritrovarmi ad opera praticamente conclusa di fonte al fallimento e alla chiusura dell'editore! E pensate che, con la mia intraprendenza, quel libro sia rimasto lì a prendere polvere?
No, esatto. Tempo dopo è uscito per un altro editore, altrettanto valido. Della serie che l'ho comunque piazzato, visto pubblicare (con tanto di anticipo sui diritti d'autore, nonostante tutti quelli che ci avevano già collaborato mi dicevano che quello lì non mi avrebbe mai pagato) e infine visto ben esposto in libreria.
E chi vuole intendere, intenda.

Ma torniamo all'oggi.
Questo nuovo libro si suddivide in due parti molto nette.
Il titolo provvisorio, in lavorazione, è Un diavolo in noir.
La prima parte sembra quasi un romanzo. Dove si racconta la storia molto particolare di un avvocato newyorchese attraverso gli occhi del suo quartiere e delle donne che lo hanno amato. Alcune sono morte, altre lo hanno tradito, altre ancora - dopo essere state sue amanti - sono arrivate ad ostacolarlo, ma non nelle aule del Tribunale. Qualcuna, grazie a Dio, è ancora dalla sua parte.
Piano piano che si procede nella lettura, ci si rende sempre più conto della dualità del nostro protagonista. Che se a prima vista sembra un uomo tutto d'un pezzo, dalla enorme caratura morale e deontologica, che si batte fino allo stremo in nome della Legge, poi scopriamo invece contraddire tutti questi suoi valori in nome di una Giustizia privata (che troppo spesso si confonde con la semplice vendetta personale). Quando non difende gli innocenti in aula, colpisce i colpevoli fuori da essa!
Entriamo quindi del delicato tema dei giustizieri. Che così su due piedi - anche per il linguaggio e la tecnica narrativa adottata - può immediatamente portare il lettore a pensare a Dexter, il giustiziere/serial-killer dell'omonimo serial americano di grande successo.
Anche perché fino a questo punto, non ci sono altri riferimenti riconoscibili.

Se non che, si arriva alla seconda parte del libro.
Ma apro una breve parentesi: dovete infatti pensare che questo libro non lo pubblicherà una casa editrice specializzata in fumetti, e verrà distribuito nelle librerie di varia, per un pubblico generico. Immagine di copertina e titolo non avranno nessun richiamo e/o riferimento fumettistico. Sembrerà una cosa molto seria, una sorta di thriller urbano (o al massimo un noir, come suggerisce il titolo stesso). Non è cioè concepito per quei cento possibili lettori appassionati di fumetto, quanto piuttosto per quei potenziali millenovecento che faranno esaurire la prima tiratura di duemila copie!!! Yeah.
Che in termini editoriali, per chi non lo sapesse, oggi come oggi in Italia sarebbe già un traguardo enorme.

Perché specifico una cosa del genere?
Perché quel quartiere di New York si chiama Hell's Kitchen.
Perché - non ve lo avevo detto? - quell'avvocato E' CIECO, e si chiama Matt Murdock.
Perché quelle donne si chiamano Karen Page, Elektra Natchios, Natasha Romanoff, Milla Donovan.
Perché quel giustiziere è un vigilante che si fa chiamare Devil.

E come il colpo di scena di un film, il libro da quasi/romanzo si trasforma in un saggio.
Dove si ricostruisce (e si decostruisce) la storia di questo straordinario supereroe della Marvel Comics creato nel 1964 da Stan Lee e Bill Everett, inizialmente considerato di Serie B. Dalle sue origini classiche alle infinite riletture operate negli anni, quelle che gli hanno fatto perdere l'innocenza: il Devil di Ann Nocenti, il Devil fondamentale di Frank Miller con la saga di Elektra, o insieme a David Mazzucchelli (Born again), a Bill Sienkiewicz (Love and War) o ancora a John Romita Jr. (The man without fear). Le cose che abbiamo saputo soltanto dopo, come la storia di suo padre, il pugile Battlin' Jack Mordock. I suoi importanti momenti di passaggio, come il Guardian Devil di Kevin Smith e Joe Quesada. Fino al Devil moderno, quello che - grazie a scrittori come Brian Michael Bendis e Ed Brubaker - è diventato sempre più cupo, tormentato, ossessionato. Con storie e superbi disegnatori (Alex Maleev, Michael Lark o l'italianissimo Marco Checchetto) che - pur muovendosi nel genere superomistico tinto di dark - ne stanno facendo un grande modello di noir contemporaneo.

Potrei andare avanti ancora un bel po', ma preferisco fermarmi qui.
Perché il vero motivo per cui sto dicendovi tutto questo è un altro.

Quando mi sono trasferito qui dove abito adesso, in zona Cinecittà, ho lasciato la stragrande maggioranza delle mie collezioni a fumetti nel sottotetto di casa dei miei a Casal Palocco. Chiuse in scatoloni di cartone, sigillate con lo scotch da pacchi. Inutile dirvi quanto sia difficoltoso/faticoso per me andare a recuperare uno ad uno tutta quella mole di albi, ammassata e messa via disordinatamente.

Alchè - vuoi per pigrizia, vuoi per quell'intraprendenza che mi è propria (come scrivevo prima) - m'è venuto in mente di scrivere "spudoratamente" al direttore editoriale della Marvel Italia, quello che solitamente chiamano "il Sommo"… avete presente, no?
Mi era già capitato altre volte di avere contatti diretti con lui, quindi gli ho scritto in modo molto spontaneo, senza aver nulla da perdere, delle serie "tentar non nuoce" (ma volendo anche della serie "domandare è lecito, rispondere è cortesia"). Per facilitarmi il lavoro, gli ho chiesto se cortesemente avesse la possibilità di mandarmi cinque volumi di Devil che mi mancano (cinque volumi che raccolgono importanti story-arc che avevo letto a puntate dentro gli albi spillati). Se non fosse stato possibile, gli dicevo inoltre che - senza problemi - mi sarei organizzato diversamente.

Ora, io mi chiedo - e chiedo a tutti voi - se vi sembra possibile che una delle più alte cariche dirigenziali di uno dei più grossi editori europei di fumetti, possa rispondere in questo modo ad una mail oltretutto gentilissima: "Ah ah ah, buona questa! Mi hai allietato la serata"...

Poteva rispondere di si, che lui una cosetta del genere (vista la sua posizione) la sistema in tre minuti!
Poteva rispondere di no: che era complicato, che non ne aveva voglia o tempo, che quei volumi - per dirne una? - sono esauriti.
Poteva addirittura non rispondere affatto, se poi rispondere significa farlo in quel modo.

Allora sulle politiche promozionali e le strategie comunicative della Marvel Italia, leggi Panini Comics, ne sono già state dette di tutti i colori, lo so bene. Ma se pensate che un volume che a voi costa dai sedici ai venti euro, a loro (come costo copia) non può superare i quattro euro, in pratica gli stavo chiedendo un aiuto/contributo equivalente ad una ventina di euro di valore totale… per qualcosa che - oltre ai miei ringraziamenti personali all'interno del libro, quindi una sorta di "coinvolgimento" informale - tratta comunque un personaggio che in Italia viene regolarmente pubblicato da loro!!!

Ora parlo proprio con te.
E' un concetto così difficile da afferrare, Direttore?
Tic, tac, tic, tac, sento già le tue dita che corrono sul touch screen.
Forse se consulti il dio Twitter ti da una risposta.
Ma soprattutto "Buona questa" come se io t'avessi scritto una battuta.
Dimmi: dov'era esattamente il punto in cui si poteva ridere?

2 commenti:

tu sai chi sono ha detto...

non te la prendere, Ste. quello lì sarà pure un megadirettore di fantozziana memoria, ma resta un dissociato ossessivo-compulsivo che vive in una realtà tutta sua.

Anonimo ha detto...

cmq l'idea del libro per come è strutturato è fighissima! se non costerà tanto, me lo comprerò :-)
veleria